Gruppi di oppositori anche se schedati, perseguitati, arrestati continuarono la scelta di “resistenza”. Gli oppositori al regime
mussoliniano si riunivano nel Salone Portera, nella sede dell’Azione Cattolica o nella libreria di Francesco Paolo Miceli
di Angela D. Di Francesca
Cefalù ha avuto in passato una forte tradizione libertaria, sia ad orientamento anarchico e marxista che cattolico, e questo ha sicuramente influito nella formazione, negli anni della dittatura fascista, di movimenti di idee antifasciste che, con carattere assolutamente trasversale, coinvolgevano persone diverse per età e provenienza
sociale. Essendo impossibile riunirsi in circoli (fu chiuso per un certo periodo anche il Circolo Unione), ed essendo attivo un efficiente servizio di spie dell’Ovra (la polizia segreta fascsta), che operava nelle grandi città come nei piccoli paesi, la circolazione e lo scambio delle idee doveva avvenire con molta cautela.
E la professione a viso aperto del proprio dissenso poteva avere conseguenze gravissime, il cui verificarsi dipendeva dalla “generosità” o dall’arbitrio delle autorità locali.
Ciononostante a Cefalù vi fu la presenza di giornali che esercitarono il diritto alla libertà di pensiero, di cui il più noto è L’Idea, testata della sinistra cattolica che si ispirava a don Sturzo, a cui collaborarono i giovani Giuseppe Giardina, Giuseppe Giglio, Lorenzo Spallino, e che fu chiuso d’autorità nel 1925.
L’ARTICOLO INTEGRALE SU ESPERO IN EDICOLA