Chiusa la campagna di scavi a ‘Santa Marina’. Nella giornata conclusiva sono stati illustrati ai cittadini, ai rappresentati delle istituzioni e agli studiosi i risultati ottenuti che collocano il sito tra i più importanti delle Madonie. Scoperta una sepoltura con resti di ossa maschili, un capitello e varie testimonianze ceramiche.
La ripresa degli scavi, promossa dalla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Palermo ed effettuata dagli studenti dell’Università di Palermo in collaborazione con l’associazione culturale ‘Gaetano Messineo’, ha riportato a Petralia Soprana quell’interesse ed entusiasmo per l’archeologia che aveva creato il professore Gaetano Messineo prima della sua scomparsa tre anni or sono. Per la conclusione dei lavori a ‘Santa Marina’ sono arrivati la dottoressa Maria Elena Volpes, direttrice della soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Palermo, che oltre a complimentarsi per il lavoro eseguito ha assicurato tutto il suo impegno per portare avanti gli scavi in collaborazione con il comune di Petralia Soprana che dalla messa in luce dei reperti trarrà vantaggio culturale e sociale. Un auspicio che per il sindaco Pietro Macaluso è un impegno. ‘La nostra collaborazione – ha detto Macaluso – ci sarà sempre perché crediamo nella storia del nostro paese e siamo convinti che è un ottimo attrattore turistico’. All’incontro sui luoghi era presente il direttore degli scavi Stefano Vassallo che ha messo in evidenza le caratteristiche straordinarie del territorio madonita, la dottoressa Carmela Burgio ed Ernesto Messineo fratello del compianto Gaetano. Quest’ultimo ha evidenziato la collaborazione e la disponibilità di alcune famiglie della vicina borgata di Pellizzara che non hanno fatto mancare prodotti di stagione agli studenti e ai professori ed hanno offerto un ‘sontuoso’ pranzo di chiusura. Importante è stata la collaborazione del panificio Agliata di Petralia Soprana, che ha fornito il pane per l’intero periodo e la pizza ogni venerdì per i partecipanti allo scavo, della ditta i Nolfo che ha fornito l’addobbo floreale della cerimonia di chiusura e della BCC San Giuseppe di Petralia Sottana che ha offerto il buffet di chiusura ed elargirà anche un contributo in denaro. Nel corso della manifestazioni sono state vendute numerose copie del volume ‘Gaetano Messineo archeologo e madonita’ il cui ricavato è andato a beneficio dell’Associazione che ha sostenuto i costi non indifferenti per la logistica (presenze media sugli scavi 10/12 persone al giorno per cinque giorni a settimana e per quattro settimane) i materiali e le attrezzature. Ad entrare nel merito dei lavori eseguiti dagli studenti dell’Università di Palermo al fianco dei quali hanno lavorato le assistenti Marina Scibona e Alessandra Canale, oltre all’archeologo madonita Santino Ferraro è stata Rosa Maria Cucco della Soprintendenza. L’insediamento, ha detto quest’ultima, è tra i più ricchi e importanti delle Madonie. Si colloca tra il III secolo a.C. e il V sec. d.C. offrendo anche riferimenti fino all’età medioevale’. Un insediamento che è da collegare a quello scoperto negli anni passati in contrada ‘Muratore’ a Castellana Sicula e tra quelli che hanno contribuito, con la sua produzione cerealicola, a rifornire Roma Imperiale di frumento confermando le alte Madonie, come testimonia Cicerone nelle Verrine, il granaio di Roma. Il rifornimento della capitale dell’impero partiva, probabilmente, dal porto di Termini Imerese (Himera) collegato agli insediamenti madoniti da una antica strada romana che verosimilmente è stata ricalcata dall’attuale strada statale 120. L’indagine nel sito di ‘Santa Marina’, seguita dai i professori dell’Università di Palermo Oscar Belvedere e Aurelio Burgio ma anche dall’archeologo romano Dario Scarpati, è proseguita allargando l’area di scavo iniziale portando alla luce l’ingresso di ambienti correlati al portico e stanze che sono state coperte da detriti derivanti da vari crolli. Sono stati anche individuati vari strati di bruciato posteriori alla nascita della struttura che testimoniano la distruzione dell’insediamento probabilmente avvenuta in due fasi, mentre la ceramica e le tegole ritrovate evidenziano una certa attività ad inizio del primo secolo d.C. . Tra i reperti affiorati vi è una parte di tegola con incisioni e caratteri greci, una testina decorativa di lucerna, frammenti di ceramica sigillata di produzione italica ed africana, l’orlo di un bicchiere di vetro di età romana. Nei pressi dello stipite che individua l’ingresso in altri locali attigui al portico è stata rinvenuta una sepoltura con resti di ossa maschili. Lo scheletro era ben conservato anche se privo dei piedi probabilmente tranciati da lavori agricoli eseguiti negli anni. Nella tomba non sono state riscontrate ceramiche databili e quindi per collocare nel tempo il ritrovamento osseo bisognerà attendere le analisti chimiche. Questo ritrovamento fa supporre ai professori Oscar Belvedere e Aurelio Burgio che la residenza abbia avuto anche un uso secondario e probabilmente è stata anche abbandonata. Altro ritrovamento di rilievo è dato da un capitello che per la sua collocazione fa presupporre di essere stato riadoperato in una struttura crollata. Anche questo elemento testimonia le varie fasi di vita dell’insediamento che poteva essere una villa ma anche un luogo di sosta lungo la strada che collegava il mare alle montagne dell’interno della Sicilia. Tra le ipotesi vi non viene esclusa quella che vuole, come testimoniato dal nome della contrada, ‘Santa Marina’ sede di una chiesa rurale di età paleocristiana. Le testimonianze più evidenti, visti i tantissimi reperti ritrovati, collocano certamente il sito nell’età imperiale anche se il professore Gaetano Messineo negli anni aveva scoperto ceramiche dell’età del bronzo. Tante quindi le possibili funzioni di questo insediamento che per essere portato alla luce in modo chiaro necessita di almeno altri quattro anni di lavoro volontario degli studenti dell’Università di Palermo.