La Sicilia gode di un patrimonio naturalistico che presenta delle specificità tali da rendere porzioni del nostro territorio uniche ed oggetto di studio, di analisi e di fruizione non solo turistica. Un patrimonio che si è deciso di tutelare e di valorizzare in maniera diretta e mirata attraverso l’istituzione dei parchi regionali già nel lontano 1981, tra i quali quello madonita (messo su nel 1989) che più da vicino riguarda il comprensorio. I parchi hanno sempre attirato molta attenzione, spesso tirati per la giacca dentro il dibattito della cattiva gestione o dello spreco di risorse pubbliche o come ingresso in posti di sottogoverno.
Anche per questo, da ultimo, Gandolfo Librizzi, direttore regionale dell’Associazione Ecodem (gli ambientalisti del Pd), di area renziana, e direttore della Fondazione “Borgese” con sede a Polizzi Generosa, ha avviato una riflessione sulla opportunità dell’attuale sistema-parchi, così come è stato strutturato e gestito fino ad oggi. Una riflessione compendiata nell’interrogativo “A cosa servono i parchi in Sicilia?”.
«Il tentativo – dichiara Librizzi – è quello di innescare un dibattito a più voci per pervenire ad una riforma innovativa in grado di ancorare la Sicilia ai migliori esempi europei in tema di politiche a favore dei territori tutelati ad aree naturali protette». Per Librizzi «dopo 32 anni di vita di Parchi in Sicilia, dall’analisi oggettiva dell’esperienza che si è accumulata non sono più utili, e, peggio, hanno tradito la loro mission originaria». Non tutte le situazioni sono uguali però. Il brand Madonie, in realtà, è riuscito a guadagnarsi ampi spazi di visibilità nell’arco degli anni, inserendo il parco all’interno di circuiti di rilievo internazionale. Appena assegnato, infatti, è stato il “Disco verde” dell’European Geoparks Network.
Spesso sono proprio le risorse scarse a determinare il peggioramento di una situazione già di per sé disastrata come peraltro ammette lo stesso Librizzi: «Nell’ultimo decennio, a peggiorare la situazione, il drastico taglio di risorse fino a pregiudicarne la loro stessa esistenza.» Un dibattito, in ogni caso, può risultare sempre salutare se si considera che un parco, per la popolazione che vi insiste, è elemento costitutivo, con tutte le sfumature che la legislazione e l’azione amministrativa recano con sé, della vita collettiva e singola di ciascun residente. «I parchi – continua Librizzi – così come sono stati ridotti, non servono più, e gli enti che sono stati pensati e costruiti all’inizio degli anni ’80 per la loro gestione, se non irrilevanti sono addirittura dannosi per il territorio, un freno al suo sviluppo, un ostacolo alla sua fruizione, un balzello insopportabile quando semplicemente non sono considerati con indifferenza dalla stessa popolazione residente limitandosi ad essere un solo costo, peraltro sempre più a fatica sostenibile dalla Regione».
Un esempio? «Si prenda, per quanto riguarda le Madonie, il caso di Piano Battaglia in cui un polo unico di valore ambientale assoluto, ma anche di enormi potenzialità turistiche, rimane terra di nessuno senza nessun coordinamento effettivo, senza nessuna politica di effettiva tutela ed efficacia valorizzazione con ben 5 Enti diversi, invece, che spesso, fra essi confliggenti, esercitano competenze ‘sovrane’ tanto da produrre solo una perfetta, quasi mortale, stasi assoluta».
E chiosa: «Di fronte a questo stato di cose bisogna avere il coraggio di dire che il sistema non funziona e, quindi, di agire: o azzerare questo feticcio inutile che sono diventati i parchi o riformarlo. In tal caso, ripensarlo di sana pianta: nel modello istituzionale, nel modello organizzativo, nel modello di gestione, nei meccanismi di spesa». Una rimodulazione organizzativa secondo Librizzi permetterebbe sicuramente di liberare risorse per farne impegni di scopo, indirizzandole alla natura, al territorio, ai suoi abitanti e, in conseguenza, affrontare con maggiore consapevolezza le problematiche legate alla qualità ambientale, della vita, delle produzioni tipiche, della salvaguardia della biodiversità, dei cambiamenti climatici, dello sviluppo sostenibile ecocompatibile.
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Gandolfo hai pienamente ragione. Condivido totalmente quello che tu scrivi.
Ma chi e in che modo può attivare questa riforma????…….
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