Iniziate le riprese di “A testa alta”, il film-documentario del regista Castiglione sulle lotte contadine e l’occupazione delle terre in Sicilia

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Sono iniziate dal paese madonita le riprese del video documentario “A testa alta” del giovane regista palermitano Alberto Castiglione. Saranno raccontati i principali fatti degli anni che vanno dal ‘46 al ‘49, dalla strage di Portella delle Ginestre alle delittuose scomparse dei sindacalisti Placido Rizzotto ed Epifanio Li Puma. Per rappresentare la storia di quest’ultimo il regista ha scelto la borgata di Raffo, dove Li Puma ha vissuto, ed il centro storico di Petralia Soprana. Negli scalini della piazza duomo, sulla quale si affaccia la splendida chiesa Madre di costruzione tardo medievale, è stata registrata l’intervista di Carmelo, figlio di Epifanio Li Puma. Nei vicoli e tra le case di Raffo saranno invece girate varie scene che ricostruiscono la vita del sindacalista madonita.

Tra le tante comparse, arruolate proprio a Raffo, vi sarà anche il figlio che era presente all’omicidio, Pietro Li Puma. Saranno rappresentati vari momenti della vita di Epifanio Li Puma: le riunioni tra contadini per l’organizzazione delle lotte, la vita familiare ed anche la sua uccisione. La troupe cinematografica, guidata dal regista Giuseppe Castiglione, nei primi di ottobre, lavorerà più giorni a Raffo di Petralia Soprana e successivamente si sposterà nella altre location per registrare un “pezzo” di storia che ha insanguinato le terre della Sicilia.
“A testa alta” è un video documentario realizzato con il sostegno finanziario della Regione Siciliana – Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo Sicilia Fim Commission e con la collaborazione della Cattedra di Storia Contemporanea della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina, del Centro Studi “Epifanio Li Puma” e del Comune di Petralia Soprana. Il supporto finanziario è dato dalla Banca Etica.
Il soggetto del film-documentario ha al centro del racconto la lenta e faticosa marcia del sindacalismo siciliano, in particolare di quello legato alle lotte contadine e all’occupazione delle terre in Sicilia nel primo dopoguerra. In una terra di antichissimi privilegi feudatari, quella del movimento contadino siciliano è stata una delle pagine più dure ma importanti della storia democratica italiana: il sacrificio pagato è stato altissimo in termini di vite umane. I principali fatti su cui si snoderà il racconto degli anni che vanno dal ‘46 al ’49 sono l’impegno, le lotte e le delittuose scomparse dei sindacalisti Placido Rizzotto ed Epifanio Li Puma passando dai tragici fatti di Portella delle Ginestre. Il riformismo agrario sembra urga qui più che altrove e il sindacalismo agrario costituisce la prima espressione meridionale, e, dunque, la prima ad essere pesantemente perseguitata e repressa. Ma, malgrado ciò, rimasero il ricordo e l’esempio di quegli uomini, di quegli esponenti del primo sindacalismo agrario siciliano, che furono capaci di anticipare nell’intera Italia le rivendicazioni per un lavoro più dignitoso, per una società più giusta, per una vita più libera. Capaci, dopo secoli di sudditanza, di guardare il padrone a “testa alta”. Alcuni anni dopo, a quelle esperienze si richiamano, almeno moralmente, quei contadini che, vicini alle istanze socialiste, si impegnano per le cosiddette “affittanze collettive”, cioè per ottenere, a nome di cooperative, la gestione delle terre da parte della nobiltà terriera. Ancora oggi, l’unico futuro possibile di questa terra è quello di guardare il presente a “testa alta”.