Gruppi, club e onlus che dovrebbero vivere solo di volontariato, dell’opera costante, silenziosa e gratuita degli associati, sono lì a domandare e ricevere contributi
comunali per la loro attività. E magari dopo avere intascato i soldi, i loro rappresentanti non si dispiacciono di criticare l’operato dell’Amministrazione, “sputando” nel piatto dove hanno appena mangiato
di Ciro Cardinale
A Napoli si dice “chiagne e fotti”. A Napoli. Da noi non c’è un’espressione simile, ma sono in molti a chiagnere e fottere ugualmente, cioè “fottersi” i contributi pubblici e nello stesso tempo “chiagnere” miseria (intellettuale, s’intende), lamentandosi della cattiva gestione amministrativa del sindaco Salvatore Burrafato, ma sempre pronti a tendere la mano per chiedere ed arraffare i contributi pubblici comunali. Chi sono questi? Le tante (troppe?) associazioni, club e onlus che dovrebbero vivere solo di volontariato, dell’opera costante, silenziosa e gratuita degli associati, ma che in realtà sono lì a domandare e ricevere contributi comunali per la loro attività sociale. E magari accade pure che, dopo avere intascato i soldi, i loro rappresentanti non si dispiacciono di criticare l’operato dell’amministrazione, “sputando” nel piatto dove hanno appena mangiato.
E a “libro paga” della giunta Burrafato si trovano iscritti in tanti: l’associazione sportiva, che organizza una garetta amatoriale l’anno di impatto solo locale, se non proprio di quartiere, come il club di appassionati del melodramma, impegnati a partire tutti insieme per il capoluogo per assistere ad uno spettacolo dei loro beniamini, o la onlus turistica, che in un anno avrà accompagnato a visitare i monumenti di Termini tanti turisti quanti se ne possono contare con le dita di una sola mano. Insomma, c’è n’è per tutti i gusti. E tutti lì pronti con il cappello in mano, a fare la fila davanti al portone del palazzo di città per chiedere ed ottenere – chi poco e chi molto – contributi a spese dell’erario, cioè di tutti noi. È tutto scritto nero su bianco in ventotto determinazioni dirigenziali, che hanno liquidato complessivamente ad associazioni e club vari ben 106.244,24 euro per attività svolte nel 2013, come meglio specificato nella tabella pubblicata qui sotto. La cosa che fa più riflettere, oltre i soldi versati a destra e manca, non è solo la dubbia valenza artistica, sportiva o culturale di alcuni degli eventi proposti e finanziati, spesso con scarsa partecipazione di pubblico (i soliti “parenti da zita”, insomma), ma il fatto che molte di queste associazioni e club beneficiari di prebende sono costituiti da pochi iscritti – spesso il solo presidente ed i suoi familiari – talvolta solo “figurativi”, presenti sulla carta, con la sede sociale piazzata a casa del loro rappresentante legale. Esse rimangono “in sonno” per parecchi mesi, per poi farsi vivi solo quando ci sono soldi in ballo da risucchiare come idrovore. Ed allora il sospetto che mettere in piedi un’associazione non sia altro che un’operazione puramente economica, fatta per arraffare qualche spicciolo di contributo pubblico e basta, diventa in certi casi veramente forte. Anche perché spesso gli stessi personaggi figurano più volte in diverse attività o sono presenti in varie associazioni aventi diversa denominazione, ma che nella sostanza rimandano sempre agli stessi soggetti. Ma vediamo, determinazioni dirigenziali in mano, cosa ha ricevuto chi.
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Le associazioni possono chiedere ma è il comune che elargisce i soldi, quindi e col comune che vi dovete lamentare e non con le associazioni!!!!!!!!!!!!!!!!
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