ESPERO IN EDICOLA. Le Associazioni e la Città

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Come ogni anno, l’articolo comparso su questo giornale dedicato ai contributi concessi alle associazioni per le attività estive, ha suscitato diverse reazioni, spesso anche aspre, ma che non entravano nel merito del problema. Al di là della facile polemica l’ argomento dei finanziamenti ai sodalizi termitani merita un maggiore approfondimento. Una riflessione non può non partire dal precisare cosa è una associazione e il ruolo che dovrebbe avere in una città. In generale è considerata associazione un ente privato, senza finalità di lucro, costituita da un gruppo di persone unite per il raggiungimento di un determinato scopo e che utilizza proprie risorse finanziare.

Questa idea classica dell’associazione è stata dilatata nel tempo in considerazione anche di una maggiore partecipazione da parte di sempre più larghi strati di popolazione ad esperienze in campo sociale e culturale. Negli ultimi anni si è sentito il bisogno di stabilire norme e regole per differenziare i vari tipi di associazione, che spesso si muovono nell’ambito del sociale. Si è ampliato quindi il concetto di associazione con l’immissione del termine volontariato che nell’eccezione comune, e secondo le normative di settore, si intende le attività di quelle organizzazioni composte da persone che operano gratuitamente, spontaneamente e in modo lecito come espressione di solidarietà, partecipazione e pluralismo. Ci sono poi le imprese sociali che possono essere pure associazioni, le Onlus, le Aps.
Quelle che a noi interessano sono però le associazioni classiche e quelle di volontariato perché sono i soggetti che animano, o quanto meno provano a farlo, il territorio. Per molti giovani le associazioni sono state un luogo di crescita e formazione, hanno rappresentato lo spazio dell’impegno, dove poter esprimere una personalità libera e con un forte senso della comunità. Gratuità e servizio erano due parole fondamentali che in un certo senso hanno guidato chi negli anni ha lavorato nel campo del volontariato sociale o in quello culturale. Le associazioni sono state un punto di riferimento in questa città, lo furono in particolare, svolgendo un ruolo di supplenza critica, quando ad esempio, circa vent’anni fa quando il comune di Termini Imerese venne sciolto per mafia e la città per circa un anno e mezzo fu gestita da tre commissari.
Ma in quest’ultimo periodo sembra che abbiano perso il primitivo candore e quel ruolo di testimonianza e di “avanguardia” per una città più a misura d’uomo. Cosa è accaduto?

di Alfonso Lo Cascio

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