Nelle scorse settimane Vera Pegna, interprete di conferenza e lessicografa, vissuta a Caccamo 50 anni fa, ha inviato una lettera aperta al Consiglio comunale di Caccamo in seguito all’ascolto in radio di una seduta consiliare “con lo scopo di contribuire a ricostruire il passato in modo veritiero”, scrive la Pegna nella lettera riferendosi ad alcuni nomi che l’8 novembre erano stati citati in consiglio da due consiglieri: l’ex sindaco di Caccamo Salvatore Cordone, mons. Teotista Pazeca, il fratello Giuseppe Panzeca e il geometra Salvatore Gangi.
Una lettera aperta che è considerata un “debito di gratitudine verso i caccamesi con cui ho condiviso un breve pezzo del mio passato” e verso tutti quelli conosciuti al suo ritorno “a Caccamo dopo 50 anni di assenza”.
Nella lettera vengono riportati alcuni stralci di documenti della commissione antimafia riguardo le persone sopracitate per poi chiedere al Consiglio di fare una scelta alla luce delle ultime azioni atte a dare una svolta antimafiosa alla cittadina come l’intitolazione di due strade a Falcone e Borsellino e l’intenzione di collocare a Piano Margi un cippo funerario alla memoria di Filippo Intili, contadino ucciso dalla mafia il 7 agosto 1952. Una scelta “fra legalità e delinquenza” che deve essere fatta dopo che la comunità abbia ricostruito il proprio passato, perchè solo da questo potrà partire il riscatto benefico per tutta Caccamo.
Vera Pegna, nata ad Alessandria d’Egitto, nel 1962 giovanissima è stata la prima donna eletta per il Partito Comunuista nel Consiglio Comunale di Caccamo, in un momento storico in cui la vita della cittadina era fortemente condizionata dal potere mafioso.
(In allegato la lettera)