Il sindaco Lapunzina chiede al Consiglio di pronunciarsi di nuovo sul piano bocciato

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Con un comunicato il sindaco Lapunzina ha cercato di chiarire cosa ha portato alla bocciatura del piano di alienazione, cosa questo comporta per la cittadina normanna di Cefalù e quali saranno le prossime mosse dell’amministrazione, cioè chiedere al Consiglio di nuovo di esprimersi sul piano appena bocciato e sul piano di riequilibrio finanziario decennale

Mi spiace che proprio nei giorni delle festività natalizie, in cui dovrebbero prevalere stati d’animo di serenità e speranza, i cittadini di Cefalù, siano costretti a dover convivere con la riaffiorante, nefasta, ipotesi del dissesto finanziario.

Ritenevo che l’unanime approvazione, lo scorso anno, del piano di riequilibrio decennale fosse l’emblema di una generale volontà di mettere al riparo l’Ente da questa drammatica eventualità.

 

Che, voglio chiarirlo, dipende esclusivamente dalla nostra capacità e credibilità nel far quadrare i conti, e non dall’esito delle procedure pendenti in sede giudiziaria. Se è vero, infatti, che la Corte di Cassazione deve ancora esprimersi sul conflitto di giurisdizione sollevato dalla Corte dei Conti, che ha contestato i pronunciamenti della Giustizia Amministrativa (TAR e CGA) favorevoli al Comune di Cefalù, è anche vero che nel frattempo la Corte Costituzionale ha sancito la illegittimità, nelle Regioni a Statuto Speciale, della norma sul cosiddetto dissesto guidato, in assenza di una legge di recepimento, che in Sicilia ancora non c’è.

Comunque vada a finire, quindi, nessuno potrà mai decidere che il nostro Comune debba andare “automaticamente” in dissesto per effetto di una norma che, nel frattempo, è stata dichiarata inapplicabile.

Piuttosto, rimane l’obbligo, per qualsiasi Ente che non riesce a far quadrare i propri conti, di dichiarare “autonomamente” lo stato di dissesto finanziario.

Sia come Giunta che come Consiglio, ci siamo impegnati, lo scorso anno, a condurre in porto un piano di riequilibrio decennale, per ripianare gli oltre dieci milioni di euro di debiti fuori bilancio che abbiamo trovato in eredità, e cui non abbiamo, di nostro, contribuito ad aggiungere un solo centesimo (sfido chiunque a provare, cifre alla mano, il contrario).

Uno dei capisaldi di quel piano di riequilibrio approvato, ripeto, alla unanimità, era la vendita del patrimonio immobiliare, in uno al, sia pur modesto, innalzamento di alcune aliquote comunali.

Considero un guaio che il piano di alienazione, approvato lo scorso anno e oggi riproposto al voto secondo legge, non sia stato approvato dal Consiglio, nel cui ambito era evidente che l’astensione equivalesse a voto contrario. Non capisco come ciò sia potuto avvenire dopo che erano stati forniti i chiarimenti richiesti. Dopo che il Presidente dei Revisori, di cui era stato invocato l’intervento, avesse confermato il parere favorevole del Collegio.

A nessuno piace aumentare le aliquote delle imposte, e a Cefalù, checché ne dica qualcuno, abbiamo lasciato tutto pressoché invariato (l’IRPEF, l’IMU della prima abitazione, e la TARSU, in luogo della TARES). A nessuno piace vendere il patrimonio immobiliare. Ma ci siamo impegnati a farlo per pagare debiti che altri, prima di noi, hanno contratto.

Abbiamo, responsabilmente, atteso, e ancora oggi attendiamo di sapere, se l’ulteriore debito di oltre tre milioni di euro, cui ci ha condannato il Lodo Sorgenti Presidiana, possa essere oggetto di sospensiva, in giudizio.

Ma se il piano di alienazione non c’è più, se il Consiglio lo rinnega, ogni sforzo diviene inutile perché non ha più ragione di esistere il piano di riequilibrio e occorre, di corsa, dichiarare il dissesto finanziario.

Mi si accusa di arroganza, di assenza di dialogo. Ho in questi mesi cercato il confronto con più settori della opposizione, alcuni dei quali si sono riservati di dare delle risposte. Sinora, l’unica, tangibile, è stata una immotivata astensione, con cui si è inteso affossare il piano di alienazione. Ciò, non mi sorprende, perché in politica è legittimo che ciascuno faccia ciò che ritiene, salvo poi doverne rendere conto. Assieme alla Giunta ed agli Uffici, ho ritenuto che costituisse atto di responsabilità chiedere ancora una volta, al Consiglio di esprimersi favorevolmente sul piano di alienazione e sugli strumenti finanziari dell’Ente, con l’auspicio che prevalgano valutazioni diverse, rispetto a quelle ispirate dallo scontro politico. Qualora l’esito non dovesse essere quello sperato, riterrei non solo opportuno, ma oltremodo necessario, che il Consiglio tornasse ad esprimersi sulla validità ed attualità del Piano di riequilibrio finanziario decennale, così che ogni parte politica possa dichiarare apertamente, dinnanzi alla Città, come la pensa, e se ritiene di mantenerlo, assumendosene le responsabilità, o revocarlo, aprendo la strada al dissesto.