Ad accendere la tensione è stato il licenziamento collettivo dei 174 dipendenti di due aziende dell’indotto, Lear e Clerprem, che si occupavano della produzione di sedili e di imbottiture, che non potranno avere alcuna garanzia sociale. Per questo motivo circa duecento lavoratori della Fiat e dell’indotto hanno bloccato per circa due ore l’autostrada A19 Palermo-Catania all’altezza dello stabilimento Fiat.
L’arteria è stata chiusa al traffico, in entrambe le direzioni, tra gli svincoli di Termini e l’agglomerato industriale. Sul posto è stato presente fin dall’inizio della protesta il personale dell’Anas e della Polizia Stradale a cui si sono poi aggiunti i Carabinieri in tenuta antisommossa. Come in passato, nei momenti caldi della vertenza, la decisione di acuire le forme di protesta è scaturita dall’ultima assemblea davanti ai cancelli della fabbrica. La rabbia degli operai di Termini Imerese è tornata a esplodere quindi con clamorose azioni di protesta. “Sulla vicenda – afferma Roberto Mastrosimone, segretario provinciale della Fiom Cgil – è calato un silenzio assordante. Abbiamo poco tempo. La cassa integrazione scadrà a fine giugno, ma già 75 giorni prima, ad aprile, la Fiat potrà far partire le lettere di licenziamento per gli ex dipendenti dello stabilimento. La protesta pertanto non si fermerà. E oggi si torna al punto di prima dopo il fallimento di tutti i tentativi di rilanciare il sito industriale chiuso da due anni. Le tute blu sono consapevoli del fatto che senza un piano di rilancio del polo industriale termitano rischiano il licenziamento. E mentre la Fiat ha investito negli Stati Uniti con la totale acquisizione della Chrysler sembra aver chiuso definitivamente la vicenda di Termini Imerese.