ESPERO IN EDICOLA. La Transiberiana delle Madonie

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Stazione ferroviaria di Nicosia

Alla fine dell’Ottocento gli abitanti delle zone interne iniziarono a richiedere una ferrovia che potesse toglierli dall’isolamento. Molti centri montani dell’entroterra, come Gangi, reclamavano la costruzione di nuove tratte. Diversi progetti furono elaborati dai comitati promotori. E alcuni interventi furono anche iniziati. Nel dopoguerra la prosecuzione dei lavori venne definitivamente abbandonata. Solo alcuni tratti, del tipo a scartamento ridotto, furono realizzati. Oggi le testimonianze ancora visibili di quelle linee ferrate rappresentano un monumento alle speranze deluse, allo sperpero di soldi pubblici 

di Giuseppe Biundo  

Oggi forse sarebbe abbandonata o annoverata tra l’incompiuto storico siciliano battendo per longevità anche la diga di Blufi, stiamo parlando della ferrovia sulle alte Madonie. Alla fine dell’800 gli abitanti delle zone interne della Sicilia, comprese tra i monti Nebrodi, le Madonie e l’Etna, iniziarono a richiedere a gran voce una linea ferroviaria che potesse toglierli dall’isolamento. A tutt’oggi questa è una delle zone meno sviluppate della Sicilia ma anche una delle più incontaminate. Molti centri montani dell’ entroterra come Cerami, Troina, Nicosia e Gangi, reclamavano la costruzione di una o più linee che dalla costa ionica penetrassero verso le Madonie fino alla strada statale di collegamento fra Catania e Palermo. 
Purtroppo quelle richieste rimasero per lungo tempo inascoltate a causa dell’ andamento altimetrico di quelle zone che necessitavano, per essere attraversate, di numerose e dispendiose opere d’arte come viadotti e gallerie. La possibilità per le popolazioni madonite di uscire dall’isolamento era connessa alla prevista rete di collegamenti ferroviari tra il Tirreno, la Sicilia centrale e la costa ionica. Diversi progetti furono elaborati dai comitati promotori delle linee ferra- te interne. I primi progetti prevedevano le linee Taormina-Randazzo- Nicosia, Dittaino-Leonforte-Nicosia e Catania-Paternò-Nicosia-Mistretta -Santo Stefano di Camastra.
Questo ultimo progetto venne successivamente rielaborato e modificato secondo l’itinerario Catania-Motta S.A.-Paternò-Regalbuto-Nicosia-Gangi-Petralia-Fiumetorto. Queste linee avrebbero costituito un grosso nodo ferroviario nella città di Nicosia al tempo capoluogo di un grosso circondario della provincia di Catania.  I lavori di costruzione, condotti in economia, ebbero inizio nel primo decennio del ‘900 e procedettero a rilento fermandosi durante i due conflitti mondiali che distolsero fondi e manodopera da molte delle costruzioni di pubblica utilità. La forza lavoro impiegata era ragguardevole; la “Compagnia Generale” diede impiego ad una media giornaliera di 900 operai. Nel dopoguerra la prosecuzione dei lavori venne definitivamente abbandonata.  Solo alcuni tratti delle linee, peraltro del tipo a scartamento ridotto, furono realizzati.

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