Intervista ad Agata Villa, nuova direttrice del Parco archeologico. Tra gli obiettivi far conoscere l’importanza del sito, promuoverne la fruizione e potenziare l’organismo. “Se ci troveremo davanti un ente che rappresenta solo spese per il mantenimento del personale e del museo, senza alcun ritorno, andrà ripensato il ruolo della struttura”
di Carmen Consuelo Spina
Il nostro comprensorio può vantare la presenza al suo interno di una colonia greca che ha segnato la storia della Sicilia occidentale, Himera, protagonista di numerose campagne di scavo che hanno restituito centinaia di testimonianze inestimabili. In che modo questa risorsa storica e culturale viene effettivamente percepita per la sua importanza nel territorio?
E in quale misura contribuisce allo sviluppo turistico della zona? Il patrimonio archeologico e antropologico rinvenuto negli anni gode di una valorizzazione adeguata? Abbiamo incontrato Agata Villa, nuovo dirigente del Parco Archeologico di Himera subentrata, dalla fine dello scorso anno, a Francesca Spatafora. Una donna di esperienza, con un lungo curriculum fatto di studi ed esperienze professionali, ma al tempo stesso proiettata verso il futuro, concreta e dinamica. Specializzata in archeologia classica è stata ispettore archeologo presso la Soprintendenza archeologica della Calabria dove si è occupata di scavi e restauri nei territori di Reggio Calabria e di Palermo. Successivamente ha lavorato presso la Soprintendenza archeologica di Palermo e, dal 2005, presso il Museo Archeologico Salinas di Palermo, dove ha svolto il ruolo di direttore. Ha coordinato operazioni di restauro, curato l’organizzazione di importanti mostre e pubblicato contributi nelle più importanti riviste del settore. Le abbiamo rivolto alcune domande per conoscerla, ma soprattutto per comprendere se la sua presenza al Parco Archeologico possa apportare quei benefici tanto attesi sia per il patrimonio archeologico che per il territorio in cui si trova.
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