I Carabinieri di Palermo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo hanno arrestato per associazione per delinquere di stampo mafioso 8 persone, esponenti di vertice del mandamento mafioso di Palermo “Porta Nuova”.
Il sodalizio, che si articola nelle famiglie mafiose di “Porta Nuova”, “Palermo Centro” e “Borgo Vecchio”, riveste grande importanza nelle dinamiche criminali di “Cosa Nostra”, in quanto opera nel cuore della città dove sorgono alcune tra le più importanti attività commerciali, i tre mercati storici (“Ballaro”, “Capo”, “Vucciria”) e il porto.
I rilevanti interessi connessi con questo ambito cittadino costituiscono probabilmente la ragione per cui “Cosa Nostra”, nonostante i durissimi colpi subiti negli ultimi anni, sia sempre riuscita ad assicurare un rapidissimo “rimpiazzo” di capi e gregari.
L’indagine Iago ha consentito di ricostruire l’attuale organigramma del mandamento mafioso, facendo emergere i ruoli dei loro capi e le dinamiche che hanno portato alle loro investiture, ma soprattutto ha permesso di scongiurare l’inizio di una pericolosa faida tra famiglie mafiose.
L’operazione è il risultato di un’attività d’indagine iniziata nel gennaio del 2013 e incentrata su Giuseppe Di Giacomo assassinato il 12 marzo scorso, braccio destro dell’allora reggente del mandamento Alessandro D’Ambrogio (arrestato nell’operazione “Alexander”) e fratello di Giovanni, uno dei componenti del gruppo di fuoco del boss mafioso Pippo Calò, che lo consigliava dal carcere sulle strategie da intraprendere e sulla gestione della “cassa”.
Nel luglio del 2013, con l’operazione Alexander e l’arresto di Alessandro D’Ambrogio, viene decapitato il vertice del mandamento mafioso. Senza temporeggiamenti, viene nominato, quale successore, Giuseppe Di Giacomo al quale tale decisione viene chiaramente comunicata dal fratello Giovanni in occasione di uno dei periodici incontri: “….ma poi c’è un’altra cosa che fuori non la sa nessuno … questa te la dico a te … e ad un certo punto dovrà venire fuori … a Te ti abbiamo fatto Noi altri (ndr. I boss detenuti)……a Lui (ndr. Gregorio Di Giacomo) chi l’ha fatto… il Nicchi?!…e chi l’ha autorizzato????!!!!…e questi sono tutti abusivi sono… ricordatelo!”
Ma tale scelta ha innescato il risentimento di altri mafiosi di rango che, scarcerati di lì a poco, non condividono la sua leadership e il 12 marzo 2014 lo uccidono in un agguato eseguito con le classiche modalità mafiose, nel cuore del mandamento di cui era reggente.
L’omicidio innesca nei familiari un’incontrollabile desiderio di vendetta per cui i fratelli Giovanni e Marcello Di Giacomo progettano di uccidere coloro che ritengono essere i responsabili del delitto, convinti anche da alcune insinuazioni venute a conoscenza dell’ergastolano.
Durante gli incontri in carcere i fratelli Giovanni e Giuseppe Di Giacomo avevano deciso la necessità di eliminare qualche personaggio ritenuto non in linea con la nuova gestione della consorteria, un sodale che non vuole mettere a disposizione degli affiliati le proprie risorse economiche, e un uomo d’onore prossimo alla scarcerazione, perchè ritenuto responsabile del progetto di uccidere Giovanni da parte del boss Cancemi, quando questi sarebbe uscito dal carcere.
Oggi l’azione dei carabinieri che hanno arrestato 8 uomini ed evitato l’inizio di una faida mafiosa: il 47enne Marcello Di Giacomo, il 52enne Vittorio Emanuele Lipari, il 24enne Onofrio Lipari, il 64enne Nunzio Milano, il 28enne Stefano Comandè e il 21enneFrancesco Zizza, tutti appartenenti alla famiglia mafiosa di Porta Nuova, il 48enne Salvatore Gioeli e il 38enne Tommaso Lo Presti della famiglia mafiosa di Palermo Centro.