Collesano. Centri storici. Quando la pietra vince sul cotto

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Collesano. Parte della pavimentazione già realizzata in piazza Castello
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UNA NOTA DI MARCO FAILLA, STORICO DELL’ARTE

“Il centro storico di un paesino di antica fondazione, soprattutto se depositario dei segni tangibili della storia e di una consolidata cultura urbanistica, va pavimentato in pietra. E non è una norma o una legge, qualcosa cioè che può cambiare dall’oggi al domani, ma è qualcosa di più ben forte e radicato: è una tradizione.

Quello sui centri storici, come è noto, sin dalla prima legge specifica varata in Italia sull’argomento (la famosa legge-ponte del 1967, ratificata dal terzo governo Moro in seguito agli scandali edilizi degli anni ‘60 che stavano interessando soprattutto il Mezzogiorno d’Italia) è un tema che rimane ancora oggi molto spinoso e dibattuto.
Questo non significa però che la riqualificazione di un centro storico, regolata da indicazioni di massima dalla vigente legislazione nazionale e locale (piani regolatori generali, piani particolareggiati ecc.), possa essere soggetta ad interpretazioni soggettive e personali, poiché laddove è carente la Legge intervengono, da perfetti strumenti risolutivi, il buon senso, il buon gusto e il rispetto della tradizione.
Un documento veramente illuminante in tal senso è il “Regolamento dell’ornato e dell’arredo urbano dei Centri Storici di Viterbo. Indirizzi per la salvaguardia ed il recupero dei Centri Storici di Viterbo”, reso attuativo con delibera consiliare n. 96 del 1999 e aggiornato appena l’anno scorso dal Comune di Viterbo, dove sono descritti al dettaglio tutti gli interventi ammissibili e le indicazioni precise su come intervenire nel caso di azioni sugli immobili pubblici e privati ricadenti nel centro storico, ma anche su fontane, pavimentazioni stradali, l’illuminazione pubblica, le aree verdi, gli arredi urbani, o addirittura nel caso dei cavi elettrici e telefonici, delle tubature del gas e dell’acqua e degli impianti di video sorveglianza, al fine di non deturpare e mantenere inalterate le caratteristiche del bel centro storico medievale della città laziale.
Accade quindi che in questi ultimi mesi a Collesano siano in pieno svolgimento i lavori di riqualificazione del centro storico che interessano l’antico quartiere medievale, comprensivo di due piazze e ben quattro strade. Il progetto per i lavori di riqualificazione del centro storico di Collesano, dopo un’attesa lunga decenni, è stato presentato nel 2006 e finanziato con D.D.G. n. 1800/S5 del 15.11.2011 dell’Assessorato Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, mentre i lavori hanno preso definitivamente il via nei mesi scorsi. Compiuti i lavori di sistemazione dei canali di scolo, predisposte le tubature per i cavi della luce, gettato il piano di posa della pavimentazione, ecco che in questi giorni è apparso qualcosa di molto discutibile: il nuovo manto stradale di piazza Castello verrà realizzato interamente con una pavimentazione con mattoncini di cotto grezzo disposti di taglio, entro bordure in calcare di Billiemi. Secondo il progetto originale, inoltre, questo tipo di pavimentazione interesserà anche piazza Gallo, la seconda delle due piazze esistenti nell’antico quartiere di Collesano. L’effetto, se già di per se si presenta piuttosto violento dal punto di vista estetico, lo è ancora di più dal punto di vista storico-urbanistico, perché Collesano non ha mai avuto una tradizione di pavimentazioni stradali in cotto, al contrario, invece, per quanto riguarda la pietra.
Non è un caso, infatti, che la stragrande maggioranza delle strade di Collesano siano pavimentate in pietra quarzarenitica, la comune arenaria, pietra locale che ben si integra, in una visione d’insieme, con i prospetti di abitazioni, case e palazzi. Tra l’altro proprio in piazza Castello, cuore del centro storico di Collesano, durante i lavori di rimozione dello spesso strato di cemento realizzato negli anni ’80 e che costituiva il manto stradale di quella zona urbana, sono stati riportati alla luce alcuni lacerti superstiti della precedente pavimentazione qui esistente, formata da un acciottolato in pietra arenaria, perfettamente coerente con la tradizione locale e visibile anche in alcune foto d’epoca.
L’utilizzo del cotto per pavimentare le due piazze del quartiere medievale di Collesano appare quindi molto opinabile per diverse ragioni. Innanzitutto perché, come detto in apertura, buon senso e tradizione vogliono che un centro storico medievale vada pavimentato in pietra, soprattutto quando l’utilizzo della pietra in quel centro urbano è un fatto storicamente sedimentato.
Oltre a ciò Collesano fa parte di un sistema territoriale comprensivo di altri quattordici paesi, rientranti in quello che è il territorio del Parco delle Madonie, sistema nel quale è legato storicamente e culturalmente da secoli e che per secoli ne ha seguito le vicende, dove i centri storici degli altri paesi che ne fanno parte, alcuni veramente incantevoli, sono rigorosamente pavimentati con blocchetti squadrati di pietra di piccola pezzatura, con un effetto di grande suggestione, tanto da poter parlare di una vera e propria “Cultura della pietra”.
Collesano, poi, non ha mai avuto una tradizione di pavimentazioni stradali in cotto (al contrario, invece, di quanto accade per le pavimentazioni di case, chiese e palazzi) e questo ce lo dicono sia la documentazione, sia le testimonianze iconografiche storiche che le testimonianze materiali superstiti sia – per quello che può contare – la memoria dell’uomo.
Infine, perché l’impatto a livello estetico di questo tipo di pavimentazione come già detto sarebbe veramente violento e poco gradevole.
Dovunque la si guardi, la scelta del cotto come materiale per pavimentare le due piazze del quartiere medievale di Collesano appare quindi molto infelice.
Discorso a parte va fatto invece per quanto riguarda la pavimentazione delle vie: stando sempre al progetto originario, queste ultime, soprattutto quelle in forte pendenza, verranno pavimentate o interamente con lastre di calcare di Billiemi grigio spicconate o con lastre di calcare di Billiemi con guide carrabili in quarzarenite. Anche in questo caso la scelta appare molto discutibile: perché utilizzare una pietra d’importazione, che tra l’altro poco si confà con l’antichità della zona, essendo l’utilizzo del Billiemi documentato soltanto a partire dalla fine del ‘500 (cfr. D. Sutera, Il grigio di Billiemi. L’uso a Palermo dal XVI al XX secolo, in «Lexicon. Storie e architettura in Sicilia e nel Mediterraneo» – n. 8/2009, pp. 56-71), e a Collesano soltanto in tempi recenti, e non utilizzare la quarzarenite, pietra più legata alla tradizione locale e che urbanisticamente si integra meglio a case, chiese e palazzi del centro storico rispetto al Billiemi?
Tra l’altro l’utilizzo di materiali diversi (cotto, Billiemi, quarzarenite) posti in diverse zone del centro storico, comprometterebbe quel principio di omogeneità dell’insieme che invece dovrebbe caratterizzare questa zona urbana di Collesano, così come il resto dell’abitato. Sarebbe stato certamente più opportuno un utilizzo principale della pietra arenaria, relegando il cotto o il Billiemi (se proprio necessari) ad un utilizzo secondario, al contrario di quanto previsto in progetto.
Ecco perché in questi casi è preferibile la figura dell’architetto rispetto a quella dell’ingegnere in qualità di progettista dei lavori, più compente in termini di edilizia storica e dell’uso dei materiali, sebbene oggi si stia cercando di riparare a tale storico impasse con l’istituzione di corsi di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, capaci di formare figure professionali competenti sia nell’uno che nell’altro campo, depositari cioè sia delle conoscenze nel campo dell’architettura e dell’urbanistica che di quelle più tipicamente tecniche-ingegneristiche.
Sarebbe bastato farsi un giro per le stradine e i vicoli del centro storico di Collesano, esaminare qualche antica foto o documentarsi meglio affinché la scelta del cotto, così come quella del Billiemi, infelice sotto il duplice aspetto storico-urbanistico ed estetico, sarebbe stata scongiurata in favore della pietra, nel pieno rispetto della tradizione e del buon gusto.”