I Tinturia segnano il punto: la piazza balla e la critica è anticasta

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C’è molto reggae nelle tracce dei Tinturia, che ieri sera hanno riempito la piazza Quattro Cannoli di Collesano. Una piazza gremita, che ha ballato. Un mix di empatia tra Lello Analfino, il cantante alla guida di una nuova formazione, già a Collesano anni fa, e il pubblico presente.


Un nuovo corso, a tratti graffiato dal pop rap con la voce di Andrey Re, che è anche una conferma di sonorità che hanno segnato intere stagioni. Brani sempreverdi, colonna sonora di film e di storie personali. Il “marchio tinturia” piace ancora, pure a distanza di anni, perché canta il piccolo mondo antico della provincia siciliana. Cambiano i luoghi, ma si rivede sempre un pezzo della propria realtà locale dietro quelle canzoni.

Analfino ha tenuto banco con la band per due ore filate, interrotte dalla pioggia di mezza estate. Dopo circa un’ora la prima sospensione e qualche telo per coprire la strumentazione, ma ormai il dado è tratto. Non si torna indietro e i Tinturia hanno continuato il loro spettacolo e il pubblico è rimasto lì a riempirlo.

“Il cielo piange e la terra trema” canta Analfino. È la canzone che dedica a Daniele Fustaneo, il giovane collesanese stroncato da un tumore due settimane fa e che ha scosso l’intera comunità. «Sapete chi ha fatto smettere di piovere?» chiede Lello appena rientrato sul palco. «Daniele Fustaneo. È a lui che dedichiamo il concerto». Che non è solo musica.

Lello dialoga con il pubblico e spuntano fuori pure temi seri, a tratti attraversati dalla stanchezza di un’intera popolazione con il retrogusto amaro del “solito detto”. I messaggi sono anticasta, “No Muos”, contro «lo Stato bastardo e i suoi Monopoli che rendono schiava la gente con i giochi “autorizzati”» grida Lello. «E dicono pure “giocare con moderazione” – continua Analfino –. Ma andatevene a… È come sei mia moglie mi dicesse “drogati con moderazione”» e lì la conferma che ha centrato: gli applausi rullano. Anche quando critica la politica nazionale e soprattutto regionale, il click day del fallimentare Piano Giovani, la Scilabra sullo sfondo senza essere nominata, il precariato e «i nostri genitori che sono la vera previdenza sociale», i giornalisti trucidati in terre lontane e l’appello: «Vanno rispettati. Sono loro che ci raccontano le storie e grazie ai quali ancora riusciamo a vedere quel che accade nel mondo».

E poi lei, la Sicilia, questa terra che trema e che piace e i suoi figli, i tanti giovani «che vanno via e che si realizzano all’estero ma che “squagliano” davanti ad un piatto di pasta con le melanzane». C’è molta Sicilia nel concerto, un’isola «che ci attira tutti e tutti ritorneremo, prima o poi».

Vanno via e ringraziano Collesano, anche dalla loro pagina facebook. “#Collesano A un pubblico #cosispeciale non possiamo che dire GRAZIEEEEEEEEEE”. Una dedica d’amore in fondo, mentre monta la polemica anche sui social network, vista la grande affluenza di spettatori, per l’assenza, fin dalle prime ore della serata, di generi alimentari nei vari esercizi commerciali.