ESPERO IN EDICOLA. Gli immigrati visti da vicino

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Intervista a Maristella Mogavero e Giovanni Dispensa operatori della cooperativa Scarabeo che gestisce i due C.a.r.a. di Piano Torre e Baita del Faggio e ospita circa cento persone. Sono tenuti impegnati con lezioni di italiano, attività sportive e di socializzazione. Sono liberi di muoversi e uscire dal centro, ma se non ritornano entro 24 ore non sono più a carico dell’ente che deve segnalare il loro allontanamento

di Dario Barà

Maristella Mogavero, 23 anni mediatrice linguistica, e Giovanni Dispensa, 30 anni, mediatore culturale, sono due degli operatori della società cooperativa Scarabeo che gestisce i due C.a.r.a. di Piano Torre e Baita del Faggio. La cooperativa, che opera nel settore sociale, ha iniziato a lavorare con i migranti da maggio, da quando gestisce i due centri d’accoglienza. Li abbiamo incontrati a Piano Torre per capire da vicino quale è la loro attività e come si svolge la giornata in uno dei Centri d’accoglienza per i richiedenti asilo politico.
Il centro è attivo già dal dicembre dello scorso anno. In questo momento sono presenti 43 migranti a Piano Torre e 65 a Baita del Faggio di tutte le nazionalità: maliani, gambiani, senegalesi, ganesi, eritrei, sudanesi, siriani. Nel primo periodo dell’emergenza sono stati ospitati fino a 150 perone per ognuna delle due strutture.
Gestire un centro d’accoglienza per migranti non è una cosa semplice, quale è la vostra principale attività?
Noi siamo vicini agli immigrati, facciamo lezioni di italiano, attività sportive (calcio, palestra), attività di socializzazione. Questi due centri sono lontani dai centri abitati, quindi occorre organizzare delle attività per impegnare i migranti che accolgono. Molti di loro sono analfabeti, sono presenti persone di ogni tipo dall’analfabeta al laureato.
Cosa li ha portati ad affrontare un lungo e rischioso viaggio e a raggiungere l’Italia?
Scappano innanzitutto dalla guerra, dai conflitti sociali, e poi l’idea d’Italia e di Europa. Ci sono due generi di arrivi: c’è chi viene qui per richiedere asilo, diventare cittadino italiano e
quindi cittadino europeo per poi muoversi liberamente in Europa, mentre altri vengono qui con una meta prefissata per il nord Europa. Alcune settimane fa abbiamo avuto ospiti alcuni gruppi, circa 200 persone, che sono spariti in pochissimo tempo. Di solito quando arrivano con gli autobus i migranti non vedono l’ora di scendere, ma quella volta nessuno voleva scendere.
Pensavano che scendendo gli sarebbero state prese le impronte digitali e sarebbero stati identificati e quindi poi non sarebbero stati più liberi di lasciare l’Italia. Molto dipende dalla nazionalità, i sudanesi e gli eritrei sono quelli che di solito cercano di andare via, gli altri rimangono, aspettano i documenti per poi restare in Italia o andare in un altro paese europeo.
Chi va via probabilmente ha pagato per avere un “ulteriore servizio” qui in Sicilia, quindi esiste una struttura, una ramificazione dell’organizzazione.
In questa provincia ancora no. Non c’è tanta gente. Nella provincia di Catania invece ci sono già delle famiglie africane stanziali e che sono punto di riferimento per gli spostamenti successivi.

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2 COMMENTS

  1. Quei due centri non sono Cara (centri per richiedenti asilo),nè CIE,nè CPSA o CDA. Capisco quanto sia difficile orientarsi all’interno della geografia delle strutture previste dal Ministero dell’Interno,ma occorre sapere e diffondere notizie corrette. Dopo la saturazione del sistema Sprar i privati hanno avuto la possibilità di sottoscrivere delle convenzioni con la prefettura: a chi fosse interessato consiglio la lettura dei provvedimenti di Alfano.
    Questa è la mappa dei Cara
    http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/28_2014/2014_03_24_CARTINA_CDA-CARA.pdf

  2. Gentilissima, a noi risulta che anche questi centri siano dei Cara. Sono alcuni centri creati a partire da Mare Nostrum. Gli stessi operatori hanno dato questa indicazione così come le forze dell’ordine. La ringraziamo comunque per la segnalazione, approfondiremo ancora di più il tema.

    La redazione

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