Il 31 agosto sera 43 ragazzi di Collesano hanno reso omaggio ai Queen con un musical, già di successo, messo su dopo ben 5 mesi di prove e grazie all’associazione Trinacria.Eventi, al Comune di Collesano e a sponsor privati.
E alla fine hanno reso omaggio a sé stessi, all’esigenza di stare insieme, dimostrando quanto vincente sia la formula di condividere un progetto. E insieme si vince o si perde. E stavolta a vincere è stata l’intera comunità, mai avara di consensi e di applausi. Perché quello strano senso che tutto stesse andando per il verso giusto era nell’aria.
«Quando questa avventura è iniziata – ricorda Mariarita Cirrito, la suggeritrice – non avevamo bene in mente cosa volessimo fare, semplicemente volevamo “fare qualcosa”…». E aggiunge: «Tutto è partito da un’idea di Gianni Cirrito, il regista, con l’intento di dare una marcia in più all’edizione 2014 del “Trinacria Green Festival”. L’idea di un musical ci ha subito allettati».
Le incertezze non sono mancate. «Nonostante all’inizio sembrasse un’impresa impossibile – ricorda Gianni Cirrito – abbiamo subito avuto la sensazione che unire teatro, musiche e balli avrebbe avuto un effetto strepitoso. Questa è stata l’euforia che ci ha dato la spinta iniziale.»
E il retroscena organizzativo rivela un attento lavorío: «Ancora presi dall’euforia del carnevale – aggiunge la suggeritrice – iniziamo a incontrarci la sera, a parlare e parlare, a scambiare idee e opinioni e a conoscerci, perché anche questo ha fatto parte del gioco: incontrare persone diverse tra loro, ma tutte unite dalla stessa voglia di divertirsi. Con questo spirito – continua – abbiamo preso in mano il copione, lo abbiamo modificato diverse volte e adattato ai personaggi. Eravamo in pochi all’inizio, ma appena si è sparsa la voce sono stati i ragazzi stessi a chiederci di poter partecipare al musical».
E via con Galileo (Daniele Gargano), Scaramouche (Giorgia Musumeci), Brit (Gianni Cirrito), Oz (Rosalinda Iachetta), il Generale (Sergio Fullone), il soldato (Michele D’Agostaro), Big Macca (Francesca Rumore), le ragazze Gaga, Killer Queen (Serena Noce), accanto a Madonna (Elisa Rumore) e ai “nazionali” Battisti (Nicoletta Qualera) e Zucchero (Irene Di Matteo), alla ricerca del tempo perduto, quando suonare voleva dire spaccarsi sugli strumenti, coperti dall’oblio della omologazione. Contro la Globalsoft Corporation, che controlla il pianeta e consente solo l’ascolto della computer music, striscia una resistenza, quella dei bohemians, armata solo di vecchi testi musicali, versi vergati e perduti nella memoria andata e riapparsa inconsapevolmente. E alla fine la passione vera, pulsante, avrà la meglio. Il concetto di amore diventa il motore della scrittura e del suono; e diventa il motore che scardina le convenzioni. Tutta l’esistenza, tutta la letteratura, tutta la musica in fondo ruotano attorno a questi concetti semplici. Poche unità per costruire tante realtà.
Il palco montato sullo spiazzale adiacente alla scuola media ha lasciato il posto al campetto di basket «per motivi funzionali – precisa Gianni Cirrito – avendo bisogno di spazio per noi e, essendo fiduciosi, per il pubblico. Adesso, col senno di poi, ci rendiamo conto che, probabilmente, l’emozione di salire su un “palco” avrebbe giocato brutti scherzi. Per molti, infatti, sarebbe stata la prima volta; ma, nonostante ciò, i ragazzi ci hanno stupiti, hanno fatto molto di più di quanto anche loro credevano.»
Al centro di una scenografia minimale curata da Marco La Placa, Daniele Gargano e Gabriele Carlino e di una coreografia messa su da Zaira Macajone, c’è stata la musica, la chiave di volta di un processo raccontato e vissuto sotto gli occhi degli spettatori.
“We will rock you”, pur rivisitato, ha lasciato il segno di una nostalgia che non ha tempo, a qualunque latitudine, trasversale, attraverso le generazioni. La buona musica la riconosci subito; descrive epoche, indirizza mode che non hanno il vezzo di essere semplici mode ma cambiamenti sociali, di costume, culturali. La globalizzazione è il segno meno di un’evoluzione che, per molti tratti, subisce un’involuzione. Dal musical emerge questo, «i giovani globalizzati, il mondo pilotato, i ribelli e la musica, la musica che unisce tutti. Oltre al significato stesso del musical, ciò che noi abbiamo voluto trasmettere – sottolinea Maristella Mogavero, co-regista e costumista – è stato la voglia di stare insieme, di non uniformarsi, di avere il coraggio di essere se stessi e di credere in un “sogno”.»
Una festa, dove tutti stanno dentro col proprio abito ed esprimono la gioia d’esserci. «Siamo orgogliosi di ciò che è venuto fuori – chiosa Mariarita Cirrito – e certi di aver trasmesso al pubblico il clima, lo spirito, l’entusiasmo e la passione che hanno fatto da cornice a questi mesi che abbiamo passato insieme.»
Un grande sforzo per un risultato certo apprezzato. «Speriamo che questo sia solo l’inizio di una lunga serie di eventi – fa eco Maristella Mogavero –; vogliamo trasmettere l’idea che i ragazzi, se messi in condizione, possono dare tanto, anche con poveri mezzi ma con una grande determinazione.»
Un pubblico divertito, a tratti affettuosamente trasportato quello del 31 sera. Ha apprezzato il talento che si svolgeva, come lembo di tappeto, centimetro per centimetro, sotto i suoi occhi, tra conferme canore ed esordi teatrali esaltanti.
Un metodo quello applicato, quello della condivisione, per una realtà locale che ha sempre professato l’individualismo e praticato la rottura del tessuto sociale. Un metodo per tutti, dall’arte alla politica, che sempre arte è, sebbene del possibile. Poche volte si è respirato un sano senso di comunità, la gioia di stare insieme ad altri, per altri e per il loro progetto. Il 31 sera è stata una di quelle volte. Un’eccezione? Forse. Ma un’eccezione che conferma la regola: la musica fa, la musica può.
Un salto di qualità a chiusura di un Trinacria Green Festival che ha confermato il buon livello di resa e il grado di coinvolgimento acquisito. Una bella pagina, insomma. Perché insieme si vince o si perde. E stavolta a vincere sono stati in tanti. Collesano per prima.