ESPERO IN EDICOLA. EDITORIALE. Quando il degrado è una tavola imbandita

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La triste vicenda è più che nota: un sodalizio locale, il Rotary Club, a seguito delle previsioni meteo aveva deciso di spostare l’annunciata cerimonia, prevista all’aperto, e aveva chiesto al Sindaco di poter tenere la manifestazione all’interno del Museo Civico. Ma il giorno successivo, data dello svolgimento della iniziativa, una ditta di catering addobba la Pinacoteca con tavoli imbanditi per 100 persone.

La pubblicazione della notizia sul nostro supplemento online Esperonews, soprattutto sulla rete, ha provocato un generale moto di indignazione, che ha costretto gli ideatori dell’iniziativa a rimuovere i tavoli e tutto il resto. Nessuno però si assume la responsabilità di aver voluto o autorizzato la cena: il Sindaco su Facebook afferma che aveva dato l’autorizzazione ma nella richiesta non si parlava di cena, il Rotary in un comunicato faceva sapere

che aveva chiesto il Museo per una semplice cerimonia assembleare, dal resto dei soggetti che avevano responsabilità nella storia silenzio tombale.
Ma nella Pinacoteca sono arrivati tavoli, sedie, posate e cristalleria varia: e sicuramente non è stata un’iniziativa del proprietario del catering. Quindi o qualcuno si è fatto abbindolare (e quindi c’è un altro soggetto che ha abbindolato) o molto più semplicemente e verosimilmente qualcuno non racconta il vero su questa storia. Del resto non è così difficile capire come siano andata le cose. E’ evidente che ci sono delle colpe e delle omissioni e vogliamo augurarci che i responsabili vengano sanzionati.
Ma resta un interrrogativo ancora più grave su tutta la vicenda. Come è possibile che si sia arrivati a tanto? Come è possibile che si sia potuto concepire, da parte di chiunque, anche solo come idea, di trasformare quello che dovrebbe essere il sancta sanctorum della città, in una sala ristorante? No, non si arriva a tanto da un giorno all’altro. Quello che è successo è il risultato e la conseguenza di scelte scellerate che in nome
di una maggiore fruibilità del museo (che non ha portato mai nessun visitatore in più) ha trasformato un luogo di grande prestigio in un bazar e in un magazzino. E’ una storia che parte da lontano. E c’è anche una data di inizio di questo lento scivolamento verso il degrado. Il momento in cui va in pensione la direttrice Angela Gueli che aveva dato grande prestigio al Museo facendolo diventare uno tra i più interessanti musei minori di tutta la Sicilia. E’ il principio della fine. Si comincia coprendo chi aveva incollato la tela strappata del Novelli con l’attack e si prosegue permettendo che si svolgessero matrimoni nella Pinacoteca, con brindisi finali,
fari alogeni e flash a tutto spiano sopra le tele, inoltre quando si è voluto che si tenesse la mostra di presepi, con il trasporto in quella sala di legname, terra, muschio, sughero, quando si è tenuto nella chiesa collegata, dove sono esposti i grandi arazzi del La Barbera, uno spettacolo di burlesque, quando si è permesso che nel giardino del Museo venisse cucinato il pane con la milza. Che dignità volete che abbia più quel luogo? Chi penserebbe mai di imbandire una tavola davanti la “Gioconda”? Nessuno, perché giustamente lo prenderebbero a calci nel sedere per tutto il Louvre, o il geniale pensatore verrebbe additato al pubblico ludibrio. No, non per tale motivo.

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