Nella sala Strehler del Teatro Biondo Stabile di Palermo, l’Associazione Amici del Teatro Biondo ha reso un doveroso omaggio, nel centenario della nascita, al grande poeta Mario Luzi, nato a Castello (Firenze) nel 1914 e morto a Firenze nel 2005, uno dei più grandi protagonisti della cultura europea, un testimone attento e acuto delle vicende che hanno attraversato il Novecento, un poeta che con i versi coltivava anche un profondo e sincero impegno civile.
La manifestazione “Mario Luzi, Parole e poesia del nostro tempo” ha avuto luogo grazie al tenace impegno del giornalista, pubblicista, critico d’arte e teatrale prof. Piero Longo, amico ed estimatore di Luzi, ed è stata arricchita dallo straordinario contributo critico dello scrittore, poeta e saggista prof. Elio Giunta. Commosso e coinvolgente il ricordo personale dello scrittore e giornalista Luca Doninelli che ha offerto un’immagine privata ma nello stesso tempo piena di riferimenti colti del grande poeta. Emotivamente “avvolgenti” le letture dei due attori Clelia Cucco e Giuseppe Montaperto (nella foto) che hanno accompagnato tutta la manifestazione dando voce al poeta, facendo rivivere al pubblico le atmosfere e le sensazioni di cui i versi di Luzi sono carichi. Luzi emerge come Uomo che non afferma certezze, improponibili nel tempo disgregato in cui lui ha vissuto e in cui ancora oggi viviamo, come artista che si pone continue domande, come poeta dal fascino “apparentemente oscuro”, “artista della problematicità”, “poeta metafisico” capace però di far emergere “l’animalità” delle creature che canta. “La poesia di Luzi, dice Piero Longo, così profondamente lirica all’interno del suo discorso semplice e colloquiale, è sempre una riflessione morale. Essa illumina il lettore, lo invita a rivolgersi alla sua interiorità e a confrontarsi con la complessità del mondo mettendo da parte le ovvietà e le opinioni scontate diffuse dai mezzi di comunicazione di massa. Il senso della poesia è tutto nelle sue immagini, nella sua parola che incarna il pensiero e si rivolge alla dimensione altra che intende raggiungere e rappresentare”. E poi un inevitabile riferimento alla nostra Palermo, tanto amata dal poeta che addirittura, come afferma Doninelli, nella fase conclusiva della sua lunga vita finì col prediligerla alla sua Firenze. Quello tra Mario Luzi e Palermo è stato un rapporto intenso: di certo amava questa città, soprattutto per il suo aspetto enigmatico, misterioso, quasi esoterico. Ma non ignorava i suoi mali. Come afferma Giunta “ Palermo per Luzi era una specie di Giano bifronte: una Palermo dai lievi palmizi e profondi ficus…una Palermo tra arabo e normanna tra araba e angioina chiaramontana …che ti regala la sua liquida mattina; ma anche «officina di crimini e di morte / intenta a un più subdolo lavoro che così si affina».
Maria Scaglione