Una busta bianca con indirizzo scritto a mano contenente un foglio dattiloscritto in un italiano non sgrammatico. L’indice è puntato contro il sindaco e su suoi presunti maneggi durante il mandato iniziato nel 2010 e prossimo a scadere. A maggio di quest’anno, infatti, si rinnoveranno consiglio e giunta comunale. E il tema centrale della missiva sta tutto in un’accusa che vuole intimare, al fondo, di non ricandidarsi.
«Se ti candidi invieremo denunce contro te e la richiesta di controllare determinati documenti delle tue truffe». Per aggiungere: «Tu devi finire di fare politica qui, non ti vogliamo più vedere e non ci devi più pensare, basta, scordati a politica e fatti i fatti tuoi. Non ci fare arrabbiare, – continua la missiva – ti svergogneremo con le prove. In galera devi andare. Non scherziamo, – questo recita il testo in chiusura – non la prendere alla leggera, ci vuole poco a fare sapere tutte le tue truffe alla magistratura. Al comune ti sei fatto i fatti tuoi, tutto il paese lo sa. Non vogliamo più vederti e non parlare più di politica».
E gli anonimi, che parlano al plurale, apostrofano Meli come “ladro” («Tu hai solo rubato al comune, Cuccia è stato chiaro, tu sei un ladro e lo deve sapere tutto il paese e tutta la Sicilia» e ancora «hai falsato i documenti, le fatture e hai rubato più di 50 mila euro. Tutti sappiamo che tu sei un ladro»), chiamando in causa una gestione “familistica” della cosa pubblica («appalti dati agli amici dell’amico tuo – recita il testo –. Bravo Giovanni ora è finita per te devi andare via dal paese. Hai rovinato molta brava gente che lavora onestamente, hai rovinato ditte che avevano bisogno di lavoro») e l’ex assessore al bilancio, Filippo Cuccia, dimessosi dalla sua carica nel dicembre 2013 e che, secondo la missiva, «ha detto tutto delle tue truffe».
La lettera anonima continua, ancora, con le minacce: «Non la vuoi finire di rovinare il paese, dobbiamo informare la Guardia di Finanza regionale delle truffe che hai fatto al Comune. […]. Si conoscono i documenti e le fatture che tu hai manipolato e la Guardia di Finanza di Palermo ti arresterà. Le conseguenze saranno vergognose, finirai in carcere».
A dare la notizia sul sito del Comune di Collesano è stato lo stesso Meli che ha così commentato: «Il contenuto mette in evidenza come il connubio mafia-politica sia operante nel nostro Comune ed ambisce ad occupare incarichi istituzionali in occasione delle prossime elezioni, per riuscire a raggiungere i propri obiettivi criminali». E se l’obiettivo degli anonimi era quello di scoraggiare una ricandidatura di Meli, non è stato centrato. Meli, infatti, che più volte ha ribadito di voler terminare la sua esperienza di sindaco alla scadenza del mandato, ha deciso, a seguito della missiva, di ripensarci e di ripresentarsi a maggio. «Ai mafiosi che hanno scritto e che intendevano intimorirmi rispondo che, grazie alle minacce da loro ricevute, ho deciso, un secondo dopo aver letto il contenuto, di ricandidarmi alle prossime elezioni amministrative.» Già presentata denuncia formale «con l’obiettivo di intercettare chi ancora crede che a Collesano possano operare i mafiosi e i criminali.»
Filippo Cuccia, raggiunto al telefono, ha dichiarato: «Mi dissocio da quest’accusa e da quanto scritto nella lettera anonima perché non è ciò che scrissi nella mia annunciando le dimissioni. Invito, pertanto, a rileggerla. Non escludo la possibilità di avanzare denuncia contro ignoti sebbene sia dell’idea che non bisogna esasperare la situazione creata da questa gente che si nasconde dietro una lettera anonima. Non chiamerei tanto in causa atteggiamenti mafiosi, quanto comportamenti che a Collesano, purtroppo, tendono a ripetersi all’approssimarsi della scadenza elettorale amministrativa.»
A Meli hanno espresso solidarietà, nell’immediatezza del fatto, i sindaci di Gangi, Giuseppe Ferrarello, e di Geraci Siculo, Bartolo Vienna, unitamente al presidente dell’Ente Parco delle Madonie, Angelo Pizzuto.