La Polizia di Stato ha risolto il caso di una violenta rapina compiuta ai danni del corriere di una nota catena di fast food, nel settembre del 2013. Di quella rapina dovranno rispondere i palermitani, Calandra Diego, 32enne, Vitale Giuseppe, 35enne, D’Alessandro Giuseppe, 23enne e Lo Giudice Gaspare, 37enne.
Il 2 settembre del 2013, un lunedì, il corriere di una nota ditta di fast food, con sede praticamente in tutti i grossi centri commerciali palermitani, si occupò di ritirare l’incasso del precedente fine settimana, maturato in alcuni di questi punti vendita.
Per farlo, l’uomo si affidò a percorsi e rituali, consolidati in tanti anni in cui tutto era filato liscio.
Proprio la ritualità di tale operazione, la mattina di quel 2 settembre, sembrò però ritorcersi contro.
Il corriere si recò infatti presso l’esercizio di riferimento all’interno del centro commerciale “Conca d’oro”, ritirò l’incasso di quell’esercizio, lo ripose in una valigetta all’interno della quale era già custodita la somma dell’omologo esercizio del centro commerciale “Poseidon” di Carini e, con 18.000,00 euro circa in contanti, si avviò all’uscita dove un collega lo attendeva in macchina.
Appena fuori dal centro commerciale, con un’azione fulminea e frastornante, il corriere fu colpito da una violenta sequenza di pugni indirizzati da due malviventi che lo costrinsero per terra e lo privarono del prezioso bagaglio a mano.
Le indagini sulla violenta rapina sono state condotte dai poliziotti del Commissariato “San Lorenzo”.
Ancora una volta, le telecamere di videosorveglianza sono state più “loquaci” e preziose di qualsiasi testimonianza, comunque difficile da ottenere perché l’aggressione era maturata nel contesto di un centro commerciale semideserto quel lunedì mattina.
Importanti, le immagini, lo sono state anche quando non hanno inquadrato nulla: la circostanza che l’aggressione fosse maturata in una zona d’ombra, non inquadrata da alcuna delle tante telecamere del centro commerciale, ha lasciato intendere agli agenti come la rapina fosse stata compiuta da chi bene conosceva planimetria e morfologia dei locali e quindi con la probabile collaborazione di un basista .
Impossibile, d’altronde, che i rapinatori non avessero lasciato traccia di sé all’occhio elettronico, nell’immediatezza e nelle fasi successive della rapina.
I file di queste immagini sono state studiate con puntiglio dagli Agenti che, nel quadro d’insieme dei frame, hanno ricostruito il film dell’aggressione e, praticamente, risolto il caso.
Gli Agenti hanno notato come nelle fasi immediatamente antecedenti la rapina si fossero incrociati all’interno del centro commerciale quattro individui, noti alle Forze dell’Ordine per i loro precedenti di polizia e per le reciproche conoscenze.
A dispetto di questa sicura conoscenza, consolidata almeno per quanto riguarda Calandra, D’Alessandro e Lo Giudice da un provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso per una rapina compiuta dai tre il 14 maggio 2013, si è avuto modo di constatare che i quattro malviventi, all’interno del centro commerciale, si erano scambiati fugaci cenni d’intesa finalizzati alla perpetrazione della successiva rapina.
Si è pertanto ricostruito che a compiere materialmente l’aggressione fossero stati D’Alessandro e Vitale ed a svolgere funzioni di “palo”, all’interno del “Conca d’oro”, Calandra e Lo Giudice. Quest’ultimo, sempre dalla visione delle telecamere, è sembrato assumere un ruolo particolarmente defilato, molto distante dagli eventi e, per gran parte della permanenza nel centro commerciale, addirittura rintanato in un esercizio.
Anche nella fase successiva alla rapina, le due “vedette” all’interno del centro commerciale, Calandra e Lo Giudice, al fine di rafforzare l’idea della loro estraneità al reato, hanno proseguito la loro permanenza nei locali del grande magazzino.
Al di là del prezioso contributo dato dalle telecamere, il lavoro degli investigatori si è concentrato anche sul passato professionale dei malviventi, ivi compreso quello di Lo Giudice.
È quindi lui il basista della banda, colui che, presumibilmente, ha raccolto preziose informazioni sulle abitudini della vittima, sugli ingressi e vie di fuga dal “Conca d’Oro” e sulla dislocazione delle telecamere.
I quattro malviventi si trovano reclusi presso una locale casa circondariale, D’Alessandro e Lo Giudice, all’atto della notifica del provvedimento restrittivo si trovavano già ristretti in carcere per altra causa.
RETTIFICA
“Gaspare Lo Giudice non è mai stato un dipendente della General World Clean, la ditta di pulizie (con sede legale a Roma) che si occupa del centro commerciale Conca D’Oro”. A dichiararlo è Silvana Russo, responsabile ufficio risorse umane dell’azienda che fornisce il servizio di pulizia al centro commerciale di via Lanza di Scalea.