La Procura regionale della Corte dei conti ha aperto un dossier sul fallimento della gestione dei rifiuti a Termini Imerese e Caccamo, a seguito di un esposto presentato a settembre 2014 dal Movimento 5 stelle.
Per i firmatari della denuncia, la raccolta differenziata nei due comuni, come del resto in altri della provincia, tra cui il capoluogo, è stata un vero e proprio flop ai danni dei cittadini, che continuano a pagare le tasse per un servizio che non funziona. Infatti i comuni, invece che adottare le misure per aumentare progressivamente la quota di raccolta differenziata fino al 65 per cento, come previsto per legge, se ne sarebbero disinteressati, riducendola e scaricando sui contribuenti i costi di conferimento in discarica dei rifiuti, che invece avrebbero dovuto diminuire se fosse aumentata la quantità di rifiuti differenziati. Così i cittadini alla fine sono costretti a pagare per un servizio che non viene svolto dal comune. Termini Imerese e Caccamo hanno infatti progressivamente ridotto il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti ad una quota che arriva al 10,85% per Termini e 30,92% a Caccamo, quindi ben lontani dai limiti previsti per legge. E questa violazione così grave viene sanzionata con un aggravio dei costi di smaltimento dei rifiuti a carico dei comuni inadempienti, che lo riversano sui cittadini, costretti a pagare una tassa smaltimento rifiuti per un servizio mai ottenuto. Da qui l’esposto dei 5 stelle alla Procura contabile, per accertare l’esistenza di un danno erariale e la responsabilità di sindaci ed assessori per avere omesso qualsiasi attività di vigilanza e di controllo sull’esatto adempimento delle norme in materia di rifiuti. “A Termini si presentano sempre gli stessi problemi che ricadono ovviamente sui cittadini”, hanno sottolineato Manuela Sinatra ed Eleonora Corpora, consigliere comunali M5s. “Ecco perché abbiamo firmato l’esposto alla Corte dei conti, insieme ad altri deputati del Movimento”.
Home Categoria A-F Comprensorio La raccolta differenziata dei rifiuti sotto la lente della Corte dei conti