Il seggio è stato allestito presso la sede di corso Vittorio Emanuele ed è rimasto aperto dalle 9 alle 22. Occorrevano la maggiore età al 31 maggio 2015, primo giorno di amministrative, la residenza nel territorio comunale e la sottoscrizione della dichiarazione di adesione al progetto politico di “Collesano Cambia” («assumendomi l’impegno morale – recitava la stessa – di sostenere il candidato vincitore delle Primarie e la Coalizione alle elezioni amministrative 2015»). I numeri: ben 1132 i votanti; 7 schede nulle, 2 bianche. 631 i voti a favore di Di Gesaro e 492 quelli a favore di Gargano.
Primarie, tuttavia, chiacchierate fino alla vigilia. Molti tra i fedelissimi di Di Gesaro, considerato il candidato più forte tra i due, non avevano accolto di buon grado questa opzione. I due, Di Gesaro-Gargano, pare avessero raggiunto peraltro, nelle settimane precedenti, un’intesa di massima per lanciare proprio Di Gesaro come candidato a sindaco bypassando le primarie, che alla fine si sono comunque svolte. Ha pesato probabilmente la dichiarazione ufficiale del gruppo di Di Gesaro, “Collesano nel Cuore”, l’attuale minoranza in consiglio comunale, fatta nel corso di una riunione pubblica diversi mesi fa. Una proposta, allora, finalizzata alla scelta di un solo candidato tra più soggetti, alla fine ridottisi ai due in corsa.
Chiacchierate anche per la vicenda apparsa su alcuni giornali secondo la quale il presidente dell’assemblea provinciale (Palermo) del Pd, Fausto Amato, legale di parte civile nel processo Pio La Torre, nonché assessore nella giunta Meli, avrebbe stigmatizzato proprio queste primarie con una nota riservata indirizzata al partito per via di una misura di prevenzione patrimoniale antimafia che avrebbe colpito una delle figlie di Di Gesaro, per alcuni immobili in realtà – secondo la nota inviata al partito – nella disponibilità del boss Nino Madonia. Una questione di opportunità politica per Amato, sempre secondo quanto riportato e dalle indiscrezioni trapelate, in attesa delle decisioni della magistratura. Di Gesaro respinge al mittente precisando che nulla era dato sapere al momento dell’acquisto degli immobili e avrebbe, perciò, avviato i primi passi per querelare lo stesso Amato. La commissione di garanzia provinciale del Pd, investita del caso, non si è ancora ufficialmente pronunciata.
Intanto, Sasà Battaglia, già assessore con Meli fino al 2013, ha inaugurato il 22 marzo sede e simbolo del gruppo, “Noi con Battaglia Sindaco”, che lo sostiene nella sua corsa al palazzo municipale. Ha preferito posticipare questo momento l’attuale sindaco sostenuto, per maggio, dal gruppo “Avanti per crescere-Meli Sindaco”. L’inaugurazione era prevista per oggi, ma, dichiarano, abbiamo «ritenuto per rispetto di Maria di bloccare tutto». Il riferimento è alla vigilessa investita giovedì scorso. Ancora attendista sull’ufficializzazione del simbolo e della sede il gruppo nato dall’unione di due ex candidati a sindaco nel 2010, Antonino Guzzio e Rosario Rotondi, parte anche del Pd locale pur avendo fatto altre scelte.