L’Ars ha scritto la parola “fine” sulla provincia di Palermo, cancellata per sempre – assieme alle altre otto “sorelle” siciliane – con la legge approvata ieri. Al suo posto avremo la Città metropolitana di Palermo, di cui faranno parte anche i trenta comuni del nostro Comprensorio.
Addio, quindi, all’autonomia dei comuni palermitani, trasformati in semplice periferia, in quartieri del capoluogo? Oppure non cambia nulla e la riforma è solo una rinfrescatina alla vecchia facciata delle provincie? E’ ancora presto per dirlo. Per intanto cerchiamo di dare un’occhiata più da vicino alla riforma approvata ieri a Palazzo dei Normanni e vedere cosa prevede. Sei liberi consorzi (in pratica le ex provincie di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa, Trapani) e tre città metropolitane (provincie di Palermo, Catania e Messina), in ognuno dei quali ci saranno quattro organi di governo: il presidente (il sindaco, per le città metropolitane), l’assemblea (chiamata conferenza nelle città metropolitane), composta dai sindaci dei comuni del nuovo ente intermedio, la giunta e l’adunanza elettorale, formata da tutti i sindaci e consiglieri comunali in carica nei comuni dell’ente, col compito di eleggere il presidente del libero consorzio (o il sindaco della città metropolitana) ed i membri della giunta. L’assemblea e la conferenza saranno gli organi di indirizzo politico, mentre la giunta quello esecutivo. Sui nuovi enti resteranno molte competenze delle ex province (verranno trasferite ai comuni le competenze su manifestazioni artistiche e ricreative; alla regione passeranno invece le competenze su formazione professionale e tutela ambientale), in più avranno competenza esclusiva sull’approvazione degli strumenti urbanistici e sull’edilizia popolare abitativa, sulla vigilanza dei consorzi di bonifica e sulla motorizzazione civile. Per quanto riguarda il personale, la riforma dispone che i nuovi enti stabiliscano entro tre mesi la propria dotazione organica, mentre non è chiaro se i lavoratori in esubero saranno messi in mobilità o transiteranno ad altri enti. La nuova legge poi consente di formare nuovi liberi consorzi di comuni che abbiano i requisiti di continuità territoriale e una popolazione non inferiore a 180mila abitanti. Per l’avvio della riforma bisognerà però attendere l’autunno quando, oltre alle foglie degli alberi, cadranno anche i commissari straordinari delle provincie attualmente in carica, e i 10mila sindaci e consiglieri comunali siciliani in carica andranno alle elezioni di secondo grado per scegliere i membri degli organi dei nuovi enti.
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