Il riferimento è, tuttavia, «più in generale alle Feste religiose» scrivono don Cosimo Leone, don Liborio Asciutto, padre Aurelio Biundo, padre Pasquale Pagliuso, don Domenico Messina, don Giuseppe Licciardi e don Pietro Piraino «nella vigilia della festa di Maria SS. di Gibilmanna».
Il passaggio più duro è alla fine, dove, pur mediando, chiosano su quanto scritto: «Anche se ha il tono proibitivo, si tiene a precisare che nessuno è contrario alle pubbliche manifestazioni di fede, alle processioni e ai momenti aggregativi della festa, ma ugualmente si sottolinea che non si accettano da parte di nessuno imposizioni, intimidazioni e minacce nell’esercizio del ministero pastorale. Inoltre, non si accetta di essere messi di fronte a decisioni prese da altri che non hanno nessuna giurisdizione in merito; eventuali manifesti, programmi, che non portino la firma dei Parroci sono da ritenersi nulli. A nessuno serve, tanto meno alla Vergine Addolorata, che la vera devozione sia intorpidita da sentimenti estranei al culto che possono alimentare divisioni e tensioni contrarie alla preghiera di Gesù al Padre».
I firmatari del comunicato fanno un richiamo alla Conferenza Episcopale Siciliana del 1968 e del 1972 sul documento alle Chiese di Sicilia sulle feste cristiane, in cui si stabiliscono “anche norme pratiche sui comitati di dette Feste”, e al Concilio Plenario Siculo del 1954 “che aveva promulgato Decreti precisi sulle Sacre Processioni”, per poi citare il codice di diritto canonico sulla potestà piena del vescovo nella diocesi al pari del parroco nella parrocchia affidata, per giungere al cuore della vicenda: «Una Festa religiosa nella Parrocchia deve avere la guida del Parroco per assicurare in modo adeguato l’evangelizzazione, la catechesi, la preghiera, la celebrazione liturgica, i pii esercizi di pietà popolare, cercando, se è il caso, di purificare la Festa religiosa da forme che non rispettano i contenuti fondamentali ed essenziali della vita cristiana ed ecclesiale».
Il richiamo a queste “forme che non rispettano i contenuti fondamentali ed essenziali della vita cristiana ed ecclesiale” getta ombre. Nel passaggio immediatamente successivo, infatti, il riferimento è ai comitati dei festeggiamenti che «hanno la presidenza del Parroco e sono formati da persone che hanno senso cristiano ed ecclesiale. Rimane ferma l’autorità, la responsabilità, la guida del Parroco, e insieme a lui eventualmente dei Rettori di Chiesa, nella conduzione della Festa religiosa nell’ambito della Comunità parrocchiale».
Una bacchettata forte e un richiamo continuo alla guida della chiesa locale, nell’ambito dei festeggiamenti religiosi, all’interno dei comitati organizzatori. E qui l’affondo: «È vietato introdurre nuove processioni e nuove feste esterne», essendo «ravvisata ad oggi l’invalidità dell’attuale Comitato pro festeggiamenti Maria SS. Addolorata al molo, non approvato dall’Autorità ecclesiastica competente». E aggiungono: «Per il giorno della Memoria Liturgica Beata Maria Vergine Addolorata (15 settembre) si celebri la S. Messa presso il molo, ottenuta la necessaria autorizzazione delle Autorità competenti, e non si prosegua con alcuna Processione» e che «nessun’altra Autorità ancorché pubblica o occasionale prenderà l’iniziativa di guidare alcun corteo con 1’Immagine sacra».
Dal canto suo il sindaco, Rosario Lapunzina, manifesta stupore sulla sua pagina facebook. «Rimango sbalordito – precisa – nell’apprendere che il Tg3 Sicilia, nell’edizione delle 19.30 (di ieri), ha parlato di possibili “infiltrazioni mafiose”, a proposito della organizzazione della Festa di Maria SS. Addolorata al molo». E aggiunge: «Non so quale significato preciso possa e debba darsi alla lettera con cui i Parroci della Città di Cefalù, nel disconoscere il Comitato pro festeggiamenti, hanno affermato di non accettare “da parte di nessuno imposizioni, intimidazioni e minacce nell’esercizio del ministero pastorale“. Non possiedo elementi precisi di valutazione, ma rifiuto di pensare che questo fosse il senso di quelle parole. E se mi sbaglio, attendo di essere pubblicamente smentito». Media anche lui, concludendo: «Credo, comunque che questa vicenda abbia finito per nuocere, in maniera consistente, all’immagine della Città. Spero vi sia il modo di far sì che, in un clima di serenità, questa festa, assai sentita dalla gente, possa svolgersi nella migliore maniera possibile».