Prima di loro era accaduto solo a Nerone, appiccare il fuoco all’interno di un edificio romano. Ieri pomeriggio i dipendenti comunali di Termini Imerese hanno svolto una esercitazione antincendio,
usando come scenario i resti dell’Anfiteatro romano, riuscendo ad emulare così le gesta dell’imperatore romano che, secondo la tradizione, avrebbe dato fuoco a Roma e quindi alle magnifiche vestigia classiche della città. Sembra una barzelletta, ma è tutto vero. Cosa è accaduto? I dipendenti comunali, ai sensi della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (la “famosa” 626), dovendo provvedere all’esercitazione periodica del servizio antincendio, sono stati convocati per il pomeriggio del 14 dicembre nell’area dove insistono i resti archeologici dell’anfiteatro edificato nel I secolo d. C (Val la pena di aggiungere, a solo titolo di cronaca, che l’anfiteatro termitano è uno di tre esistenti in Sicilia: gli altri due sono a Siracusa e Catania). Lì è stato appiccato un fuoco, che è stato poi spento a turno dai dipendenti con gli estintori. La domanda sorge allora spontanea: perché, tra i tanti luoghi possibili per le esercitazioni, si è scelto proprio i resti di un edificio secolare? Chi ha suggerito questa location forse voleva mandare un messaggio subliminale: qui a Termini Imerese siamo diversi, se ci fossimo stati noi Nerone non sarebbe diventato famoso per l’incendio di Roma! Ci sarebbe da raccontarla come barzelletta se non ci fosse un aspetto tragico che stigmatizza la situazione della città in questo momento: in altre parti del mondo i resti archeologici di un monumento romano vengono utilizzati per promuovere l’immagine della città, a Termini invece . . . come location per le esercitazioni antincendio.