Nell’ambito del Seminario su Arte e Cultura Ebraica in Sicilia organizzato dall’Associazione SiciliAntica si terrà venerdì 15 gennaio 2016 con inizio alle ore 17,00 la proiezione del film di Pasquale Scimeca “La passione di Giosuè l’ebreo”.
Dopo la presentazione di Melina Greco, presidente della sede SiciliAntica di Cefalù e di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale di SiciliAntica, si terrà un breve intervento del registra Scimeca che illustrerà le ragioni e i contenuti del film. L’incontro si terrà presso la Sala delle Capriate del Palazzo Municipale di Cefalù. Ai corsisti sarà rilasciato un attestato di partecipazione, utile ai fini del credito formativo per gli studenti degli istituti di istruzione secondaria superiore. Per iscrizioni: Tel. 0921.423641 Cell. 347.3363088.
Pasquale Scimeca nasce il 1º febbraio 1956 ad Aliminusa, piccolo centro contadino in provincia di Palermo. Dopo il liceo si trasferisce a Firenze. Qui si laurea in lettere con specializzazione in storia contemporanea. Lavora come insegnante di letteratura e storia. Nel 1989 fonda la cooperativa di produzione cinematografica indipendente Arbash Film. Scrive e dirige il primo lungometraggio in 16 mm, “La donzelletta”, che partecipa al Bellaria Film Festival. Nel 1992 realizza “Un sogno perso”, che partecipa al Taormina Film Fest. Nel 1993 dirige il primo film in 35 mm “Il giorno di san Sebastiano” presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film vince il globo d’oro della stampa estera come migliore opera prima. Nel 1997 “I briganti di Zabut”, ottiene la menzione speciale al Taormina Film Fest e vince il gran premio della giuria al festival Storie di Cinema di Grosseto, rassegna dedicata alle sceneggiature di registi esordienti. Nel 2000 il film “Placido Rizzotto” è presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, che racconta la storia del sindacalista di Corleone Placido Rizzotto, ucciso dalla mafia, ottiene un buon successo di critica e di pubblico. Nel 2003 “Gli indesiderabili” è presentato al Festival internazionale del film di Locarno. Produce il film “Né terra né cielo” di Giuseppe Ferlito. Partecipa al film collettivo Firenze, il nostro domani. Nel 2004 l’opera cinematografica di Scimeca è omaggiata da una retrospettiva all’Infinity Festival di Alba. Nel giugno 2005 contribuisce assieme all’Istituto Luce alla distribuzione del film iraniano “Silenzio tra due pensieri” di Babak Payami. L’8 settembre presenta alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli autori-Venice Days “La passione di Giosuè l’ebreo”. Il 5 marzo 2007 in una conferenza stampa, presso la Federazione Nazionale della Stampa, presenta il film “Rosso Malpelo”, liberamente ispirato alla novella di Giovanni Verga, e il progetto umanitario Cento scuole adottano mille bambini. Scopo del progetto, elaborato dalla Ong MLAL, è devolvere gli incassi del film, a favore di due comunità della Bolivia. Il 19 maggio 2008 inizia la lavorazione de “Il cavaliere sole”, tratto dall’omonima opera teatrale di Franco Scaldati. A settembre del 2010 “Malavoglia” è presentato alla 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti, e ottiene quattro candidature ai Nastri d’argento.
Film: La passione di Giosuè l’ebreo Il 1492 è l’anno che della scoperta dell’America. Ma il 1492 è anche il momento in cui la regina Isabella decreta la cacciata dalla penisola iberica di tutti gli ebrei che rifiutando la conversione minacciano la purezza di quella che doveva diventare la cattolicissima Spagna. Dopo la cacciata dei mori, consumatasi anni prima, veniva in questo modo a cessare di esistere un mondo in cui avevano avuto la possibilità di coesistere le tre principali religioni monoteiste: la cattolica, l’ebraica e la maomettana. E a questo si unì il dramma del marranesimo, che segnò in maniera profonda la sensibilità religiosa ebraica nei secoli a venire. Anche se vi furono conversioni al cristianesimo, molti neoconvertiti continuarono a professare in segreto la propria religione, ed essere scoperti voleva dire morte certa.
In Sicilia, luogo in cui è ambientato “La passione di Giosuè l’ebreo” l’inquisizione ha comminato condanne a morte per marranesimo fino al 1700. Il film di Pasquale Scimeca è un’allegoria della condizione ebraica dopo il fatidico 1492, ma più in generale è una forte denuncia della giudeofobia derivante dall’accusa di deicidio, cioè dell’assassinio di Gesù. Giosuè, è un giovane ebreo che dopo la fuga dalla Spagna si trova in un paesino della Sicilia, e mentre sta vendendo carbone capita in una chiesa in cui stanno scegliendo un fedele così sapiente da poter interpretare il ruolo di Cristo in una sacra rappresentazione chiamata la “Casazza” (termine che proviene da “casacca” o secondo un’altra teoria, da una grande casa in cui provavano gli attori). Grazie alla sua profonda conoscenza della Bibbia (Giosuè è figlio di un rabbino), il giovane ebreo viene scelto, ed in breve riesce ad accattivarsi la simpatia degli abitanti di Hassin. Ma un inquisitore, decide che lasciar vivere Giosuè è troppo pericoloso, e la rappresentazione diventa reale. “La passione di Giosuè l’ebreo” vuole ribadire in maniera chiara le parole di Giovanni XXIII secondo il quale con la persecuzione ingiusta da parte dei cristiani, nel corso dei secoli Gesù è stato crocifisso una seconda volta nella carne degli ebrei. Per questo, e anche per il messaggio di tolleranza che unisce sotto il padre comune Abramo le tre principali religioni monoteiste, Giosuè l’ebreo porta con sé un messaggio di grande importanza.