Crisi politica: la nota degli assessori dimissionari

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Con una lunga nota, tre dei quattro assessori dimissionari, forniscono la loro versione dei fatti, spiegando il perché del gesto che, nella mattina dello scorso lunedì, ha azzerato la giunta. A firmarla gli ex Angelo Gargano (vicesindaco), Maria Domenica Misita (assessore ai servizi socio-assistenziali, ma ancora consigliere) e Rosario Testaiuti (assessore ai lavori pubblici e manutenzioni).


Giuseppe Guttilla, ex assessore al bilancio, ma ancora in consiglio, ha, infatti, rassegnato le sue dimissioni per motivi personali, diversi dai suoi colleghi di giunta, ringraziando il sindaco, Angelo Di Gesaro, «della fiducia accordatami» e augurando «una buona continuazione». Aspetto questo che ha spinto Di Gesaro a rimarcargli «totale fiducia e stima per la preziosa opera svolta», rompendo, al contrario, con i restanti tre dai quali, come dichiarato al Giornale di Sicilia, «non mi aspettavo un simile tradimento né un tale stravolgimento della realtà per cui non vorrò più accanto a me persone capaci di tali atti e di conseguenza ne accetterò le dimissioni. Il nuovo esecutivo verrà fuori dopo un’ampia consultazione con le varie realtà locali».

Per i tre autori della nota, in realtà, il clima era divenuto insostenibile. «La scelta – esordiscono – è stata sofferta ma ben ponderata. Non sono mancati infatti i tentativi nè la volontà, da parte nostra, di ricomporre una situazione di crisi che rendeva, giorno dopo giorno, sempre più gravoso lo svolgimento delle nostre funzioni». Per poi aggiungere: «Non ci siamo risparmiati nel ricercare soluzioni che potessero far recuperare quello “spirito di squadra” che era alla base del nostro progetto politico» tanto che «riteniamo che sia stata proprio l’idea di collettivo rappresentata ai cittadini la carta vincente alle scorse elezioni». E qui la prima stoccata a Di Gesaro secondo la loro ricostruzione dei fatti: «Non “l’uomo solo al comando” ma una squadra capace di arricchire l’esperienza dei singoli, e proiettare sulla comunità un nuovo modo di gestire la cosa pubblica. Di fronte all’indisponibilità del Sig. Sindaco di comprendere il disagio per gli atteggiamenti da Questi assunti negli ultimi mesi, non abbiamo potuto fare altro che comportarci di conseguenza, perché non conosciamo altri modi di fare politica se non nella chiarezza delle scelte e nella pubblica assunzione delle responsabilità».

Precisano inoltre che «il clima in cui siamo stati costretti ad operare era divenuto insostenibile. Intollerabili delegittimazioni sono state perpetrate nei nostri confronti. Troppe scelte assunte all’insaputa della Giunta, troppe decisioni prese sostenute solamente da una argomentazione “Io sono il Sindaco e decido io”. Non contestiamo la responsabilità che un Sindaco può assumere con le sue scelte, in determinate situazioni ed in certe condizioni, ciò che era divenuto insopportabile era la mancata discussione prima delle decisioni, l’invasione senza confronto nel nostro operato, gli interventi sulle materie relative alle nostre deleghe posti in essere a nostra insaputa e dei quali venivamo a conoscenza sempre dopo e per vie traverse». Rimarcando: «Come potevamo noi assumerci responsabilità di scelte e decisioni prese a nostra insaputa? Non abbiamo mai fatto venir meno la nostra disponibilità ad approfondire gli argomenti di nostra competenza, piuttosto abbiamo sempre chiesto al Sindaco, per rendere più ampia la discussione e più collegiale la decisione, di fare maggiormente da collante, sia tra gli assessori sia con i consiglieri, quest’ultimi (eccetto qualcuno) considerati alla stregua di meri ratificatori del riflesso del suo Ego, contattati e coinvolti solamente nell’ottica del posizionamento nella faida interna nata all’alba della vittoria elettorale, per le notorie delusioni di chi aveva confidato in accordi sotterranei presi fuori dal generale confronto che diede vita» alla lista “Collesano cambia”.

Nelle loro dimissioni, infatti, i tre avevano rappresentato al sindaco di aver «più volte, ed infruttuosamente, manifestato il disagio per le ripetute delegittimazioni» dallo stesso perpetrate nei loro confronti «interpretando tale atteggiamento come incrinazione del rapporto di fiducia che sottende alla copertura del ruolo e soprattutto comportando l’impossibilità di svolgere, regolarmente e proficuamente, l’impegno politico-amministrativo assunto nei confronti della comunità». Aspetto questo contestato dal sindaco, il quale aveva dichiarato, nelle ore immediatamente successive, di non aver compreso tale gesto, posto che aveva lasciato loro ampia libertà, finanche nella scelta delle deleghe. Adducendo, invece, diverse motivazioni, dal suo punto di vista, alla base delle dimissioni, quale il fatto che pensassero, secondo Di Gesaro, di avere tra le mani un burattino da telecomandare, aggiungendo, nella sua ultima dichiarazione al Giornale di Sicilia una motivazione che ha scosso la comunità e non solo le opposizioni politiche: «La goccia – ha dichiarato Di Gesaro – che ha fatto traboccare il vaso è stato il mio rifiuto di portare la testa del capo dell’ufficio tecnico su un vassoio d’argento: quella ha fatto capire che non ero disponibile per i cosiddetti “giochi politici” e che non avrei rinunziato al mio ruolo e all’intenzione di rispondere del mio operato direttamente ai cittadini». Un punto, questo, ripreso dagli ex assessori quando ricordano: «Il nostro invito è rimasto tuttavia inascoltato, anzi, col passare del tempo, il Sindaco ha persino perso la voglia di confrontarsi con i singoli assessori. E’ così che sono state assunte posizioni relative al contenzioso legale, emarginando l’Assessore di riferimento, tenuto all’oscuro di indirizzi e strategie, o ancora rispetto alle politiche ambientali, con “nomine” e coinvolgimento di persone, ad insaputa dell’Assessore al ramo, per non parlare delle politiche territoriali, ad oggi, nessuno di noi è stato messo al corrente delle discussioni e trattative da Lui intavolate con gli altri amministratori del comprensorio o, ancora, in generale sulla riorganizzazione della macchina amministrativa, fatta in maniera estemporanea e nell’ottica della mera affermazione del suo ruolo. Altro che teste e vassoi d’argento! Sul vassoio d’argento, ad Angelo Di Gesaro, noi abbiamo offerto la credibilità politica che gli ha permesso oggi (a differenza del passato) di vincere le elezioni e il nostro quotidiano ed incessante impegno per la realizzazione del programma elettorale, a quello prima di tutto bisogna essere fedeli, colmando, con la nostra presenza e con i nostri sforzi, le lacune amministrative che Egli stesso ammette di avere».

E poi la battuta finale: «Noi volevamo assumerci, tutti insieme, le responsabilità che il nostro ruolo comporta, senza ricatti nè interessi personali o di partito. Tanto stupore stupisce. Questo improvviso interventismo del Sindaco, preoccupato più da ragioni di opportunismo politico che da un reale interesse al merito delle questioni non poteva, pertanto, che essere interpretato come una mancanza di fiducia nei nostri confronti. Ci siamo chiesti, ed abbiamo chiesto, se il nostro punto di vista fosse errato, chiedendo a tal fine un chiarimento. Un chiarimento che non c’è mai stato, forse proprio perché non veramente voluto dal Sindaco. Evidentemente – continuano i dimissionari – il Sindaco, o chi per lui, aveva già aperto la strada per la rottura definitiva. I suoi atti e i suoi comportamenti hanno, di fatto, sfiduciato gli Assessori» e la decisione presa pubblicamente è stata dettata dalla necessità di non voler «navigare nelle secche di una politica che non ci appartiene e nelle quali oggi sguazzano personaggi non legittimati, più preoccupati dalla propria sopravvivenza politica che dal bene comune, pronti ad anteporre gli interessi di pochi a quelli della Comunità». Concludendo: «Abbiamo lasciato quindi le “poltrone” affinché sia chiaro a tutti, al Sindaco per primo, che a quelle ci teniamo solo se servono per costruire e realizzare una Comunità migliore, non certo per fregiarsene o per dormirci sopra. Il nostro impegno per Collesano continua, a testa alta e alla luce del sole!»