Ierofania nella Cattedrale di Cefalù. Un fascio di luce illumina il 28 febbraio di ogni anno il luogo della tomba di Ruggero II, morto proprio quel giorno

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Salvatore Varzi studioso di vicende locali, appassionato di archeologia e storia dell’arte, laureando in Architettura all’Università di Palermo, da più di quattro anni porta avanti un progetto ambizioso: quello di riproporre in 3D la magnificenza di alcuni siti cefaludesi di interesse storico tra cui l’Osterio Magno, il porto della Cefalù greca e la Cattedrale.

Per quest’ultima ha studiato i rilievi architettonici e fotogrammetrici del Di Stefano, Samonà e Calandra. Dopo un’attenta osservazione dello spazio virtuale, il giovane Varzi ha notato un fascio di luce che entra da una piccola finestra (di 1 m. x 80 cm circa), che si trova nella parete del transetto, nel lato del diaconico, in prossimità della volta a crociera, elemento architettonico emerso dagli ultimi restauri condotti dal Roberto Calandra e Vladimir Zoric. Il raggio di luce colpisce, dal 26 al 28 febbraio di ogni anno, alle ore 12.15, il centro del rettangolo lapideo pavimentale (2×3 m. circa) posto dinanzi alla cappella del SS. Sacramento (vedi foto)nel quale verosimilmente era ubicato il sarcofago regale di Re Ruggero, un tempo adagiato su una base accessibile da tre gradini..

I pochi giorni legati al fenomeno ierofante ci riportano, come ipotizzato da Varzi, alla morte del grande re di Sicilia documentata dai cronisti dell’epoca e dagli studiosi locali, tra cui mons. Crispino Valenziano, che menziona tra gli altri i documenti relativi alla supplica fatta dai canonici di Cefalù che chiedevano di far ritornare in Cattedrale i due sarcofagi trafugati da Federico II. La tesi più accreditata del giovane studioso sta nel fatto che la piccola apertura, probabilmente non corrispondente alla forma originaria, e la base lapidea, furono volute alla fine del ‘400 da monsignor Luna per far memoria di quella volontà testamentaria di Re Ruggero, che non fu rispettata, di riposare nella sua Basilica Cattedrale. Ruggero II muore, secondo la tradizione, il 28 febbraio 1154 e sepolto nella cattedrale del capoluogo siciliano nel periodo in cui quella cefaludese è ancora un cantiere aperto e quindi non ancora consacrata, anche se la sua tomba era stata lì collocata rimanendo vuota per circa 100 anni, fino a quando Federico II, nella seconda metà del XIII sec., la trasferisce a Palermo.

Nella memoria dei cefaludesi è sempre esistita la voglia di vedere all’interno della chiesa-fortezza il sarcofago in porfido di Re Ruggero, lungimirante uomo politico, di ferventi intuizioni e grandi idee. E chissà se gli studi del giovane cefaludese Salvatore Varzi riporteranno il sarcofago del re normanno nella piacentissima Cefalù che dal 3 luglio 2015 fa parte del Patrimonio dell’umanità (Unesco) nell’ambito dell’Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale. Di certo è che Varzi ha fornito una nuova chiave di lettura, indubbiamente affascinante, creando per coloro che si cimenteranno ad approfondire il significato che lega quella porzione di sito all’effetto che la radiazione luminosa produce su di esso, un’opportunità e occasione di incontro e di dialogo tra discipline scientifiche diverse. Varzi propone anche di istituire un Museo Diocesano, ad esempio nei locali dell’ex foresteria della Cattedrale, valorizzando altresì i giardini, il palazzo Vescovile e la parte absidale esterna del monumento, per rafforzare quel circuito turistico che merita nuove attenzioni.

Miriam Cerami