«Una regola può salvare la vita», si legge sul sito internet dell’associazione Meter, sodalizio che dal 1989 si batte per difendere i diritti dei bambini, denunciando atti di pedofilia compiuti anche tramite il web.
E venerdì 4 marzo, alle 19, don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter di Avola (www.associazionemeter.org) sarà a Caccamo dove terrà la conferenza sul tema: “In riga su internet, per non cadere nella rete”. Il titolo dell’incontro, organizzato dalla parrocchia San Giorgio Martire, trae spunto da una campagna nazionale di tutela dei diritti dell’infanzia lanciata dalla stessa Meter nel 2014.
Anche online c’è bisogno di regole da diffondere ovunque. Spesso si naviga a casaccio, andando allo sbaraglio e rischiando inganni ed esponendo la propria identità a quello che viene chiamato multistalking, ossia varie capacità e identità incontrollabili. A rischio maggiore sono esposti i bambini e gli adolescenti che su internet spesso vengono adescati da pedofili, o visionare filmati, foto e contenuti che possono turbare il loro comportamento e la loro sensibilità. Ecco perché occorrono regole anche per navigare sul web. In Rete si può vivere in due modi: o lo spontaneismo, l’emozione dell’usa e getta che non prevede le conseguenze di ogni scelta e azione; oppure una vita ordinata grazie alle regole in grado di mettere ordine tra obiettivi ed azioni. Una regola può salvare una vita, aiutare a prevenire il danno. Può farci vivere nel mondo digitale con serenità.
«Questo incontro è particolarmente rivolto ai giovani, ai genitori e agli educatori, – sottolinea dice Padre Giuseppe Calderone, Arciprete di Caccamo e promotore dell’iniziativa -. Nell’anno della misericordia, la comunità cristiana è chiamata a celebrare la grazia liberante del Cristo da ogni prigionia e dipendenza così come ci ricorda Papa Francesco: “Questo Anno Santo porta con sé la ricchezza della missione di Gesù che risuona nelle parole del Profeta: portare una parola e un gesto di consolazione ai poveri, annunciare la liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna, restituire la vista a chi non riesce più a vedere perché curvo su sé stesso, e restituire dignità a quanti ne sono stati privati”.»