In vista del referendum del 17 aprile la Consulta Giovanile Isnellese ha deciso di promuovere un incontro sul tema coinvolgendo il Comitato No Triv. L’appuntamento è fissato per la prossima domenica 20 marzo.
“Abbiamo voluto promuovere – scrive in un comunicato la Consulta Giovanile – l’evento innanzitutto perché riteniamo di fondamentale importanza portare a conoscenza la gente, del fatto che il prossimo mese ci sarà un referendum sulle trivellazioni. Il referendum, istituto di democrazia diretta per antonomasia, a differenza di altre consultazioni permette alla cittadinanza di decidere direttamente le sorti di un tema politico; il popolo, infatti in questo caso non vota tramite un delegato e qui sta la differenza rispetto ad altre consultazioni elettorali. Purtroppo come si evince dai sondaggi, in pochi sono a conoscenza del voto del 17 aprile, complice il silenzio di giornali e t.v.”. La Consulta Giovanile chiarisce perché ha deciso di parlarne. “Nel nostro comune e molti di noi ne fanno parte, è nato il Comitato Ripristino Strade Provinciali; sappiamo che vuol dire battersi per una questione sociale, per cui ci viene naturale interloquire con movimenti che fanno altrettanto, spendendosi per il sostegno di temi parimente importanti. Abbiamo sostenuto e incontrato il Movimento No Muos e ora è il turno del Comitato No Triv. Loro ci aiuteranno a spiegare le ragioni alla base del sostegno al sì al quesito referendario. Il 17 aprile gli elettori saranno chiamati ad esprimersi su uno specifico passaggio della normativa in vigore, che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalla costa senza alcun limite temporale. Sul tema regna molta ignoranza, si paventa la perdita di posti di lavoro, si sostiene finanche che qualora il referendum passi si abbiano ripercussioni negative per il fabbisogno energetico nazionale; nulla di più falso. I detrattori che poi fanno capo a lobby petrolifere e/o a quelle parti politiche che osteggiano il referendum, promuovono l’astensione visto che per la validità del referendum occorre, infatti, che voti il 50% degli elettori; percentuale altissima se si tiene conto che in tale soglia sono ricompresi anche gli italiani all’estero. Ci ha intristiti, ma ce l’aspettavamo, la scelta da parte delle autorità di far celebrare il referendum non in concomitanza con il voto amministrativo di giugno che coinvolge molte grandi città. Purtroppo ed è una costante negli ultimi tempi, non si vota più per ampliare i diritti, ma per battersi affinché non ti vengano tolti quelli acquisiti e in generale affinché le cose non peggiorino”.