Nel corso della mattinata del 1 Aprile 2016, a Palermo, i Carabinieri della Compagnia di Bagheria hanno notificato un’ordinanza del GIP di quel Tribunale che dispone l’applicazione degli arresti domiciliari per i reati di usura ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno di un imprenditore, emessa nei confronti del 66enne Francesco La Bua, pregiudicato, impiegato presso il Municipio di Palermo quale messo comunale.
L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, rappresenta la seconda parte del filone investigativo che aveva già consentito, il 4 agosto 2015 , ai militari di eseguire un primo provvedimento di applicazione degli arresti domiciliari – allora emesso dal GIP di Termini Imerese – a carico di Antonio Lo Piccolo, Alfonso Ferrante e Gerardo Antonio Orvieto Guagliardo, per usura e tentate estorsioni commesse, tra il 2013 e il 2014, ai danni di un commerciante di Altavilla Milicia, già vittima mafiosa acclarata per come emerso nella maxi operazione antimafia Reset 1.
Nella circostanza, dalle numerose risultanze che erano state ottenute tramite intercettazioni telefoniche ed ambientali, non era sfuggito agli inquirenti il riferimento che la vittima faceva ad analoghi episodi usurari ed estorsivi che La Bua – non toccato dal primo provvedimento cautelare – avrebbe nel frattempo perpetrato ai danni di altro imprenditore palermitano, titolare di una rivendita di autoricambi e che versava in stato di particolare difficoltà economica e finanziaria.
In tale contesto, gli ulteriori elementi probatori raccolti attraverso le escussioni di numerosi testimoni, hanno consentito di corroborare appieno tale pista investigativa, riscontrando che la vittima, nel mese di dicembre 2012, aveva effettivamente avvicinato il LA BUA, conosciuto come impiegato comunale degno del massimo rispetto, per richiedere la corresponsione di un prestito di € 50.000 necessario per risanare i debiti di azienda. A partire da quel momento, per l’imprenditore era invece iniziato l’inferno, con sempre più frequenti richieste, dal crescente tenore minatorio, che nel dicembre 2013 avevano portato l’estorsore a pretendere, su base settimanale, il versamento di interessi pari a € 400 con la minaccia che, in caso contrario, avrebbe rilevato l’attività imprenditoriale, non prima di adottare preoccupanti ritorsioni nei confronti della vittima.
A riprova della consuetudine e della professionalità con cui La Bua continuasse invece a svolgere stabilmente l’attività di aguzzino, i Carabinieri di Bagheria hanno potuto rinvenire, nel corso di una perquisizione domiciliare effettuata a casa dell’arrestato, una somma contante in banconote di vario taglio pari a circa 3000 euro – evidentemente utilizzabile per le operazioni di piccolo prestito – che è stata i posta sotto sequestro. E nella medesima circostanza è stato visonato un ritaglio di giornale, gelosamente conservato dal LA BUA nel portafogli, probabilmente per mostrarlo alle vittime in maniera tale da costringerle ad aderire alle richieste usurarie. Si tratta dell’ articolo di un quotidiano che riporta le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Cucuzza e Salvatore Cancemi, che indicano l’uomo come personaggio contiguo ad esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova.