“Mi sono dimesso per coraggio”. Intervista al termitano Pippo Preti, consigliere comunale solo per pochi minuti

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“Mi sembra fosse questo il gesto più trasparente nei confronti degli elettori e dei cittadini”. Così Giuseppe Preti, per tutti Pippo, motiva le sue dimissioni dal consiglio comunale di Termini Imerese, avvenute appena pochi minuti dopo il suo insediamento.

E vogliamo partire proprio da qui, dalla fine di questa storia, per comprendere meglio il suo gesto, ma anche le prospettive che adesso si aprono per la città dopo le dimissioni a fine luglio del sindaco Salvatore Burrafato, colpito da un’inchiesta giudiziaria per peculato, falso in atto pubblico ed altro. Preti, 46 anni, bancario, sposato con due figlie, ha destato la curiosità dei suoi concittadini per la brevissima esperienza di consigliere comunale, appena pochi minuti, come detto, giusto il tempo di lasciare agli atti una dichiarazione estremamente critica verso l’amministrazione appena chiusa e verso chi l’ha sostenuta. E così, dopo Celestino V e Benedetto XVI, sarà proprio Pippo Preti che passerà alla storia come un altro che fece “il gran rifiuto”? Non certo “per viltade”, come il noto papa duecentesco cantato (ed esecrato) da Dante, ma sicuramente per senso di dignità e coraggio, anche perché dei “Coraggiosi”, il movimento politico voluto da Fabrizio Ferrandelli dopo il suo addio alla “ricca” poltrona di deputato all’Ars, Preti è il coordinatore locale. E per coerenza egli ha così deciso di non fare parte di un consiglio comunale ormai sfiduciato, sicuramente dai cittadini, dopo la fine dell’amministrazione Burrafato e le dimissioni a catena di tutti i consiglieri comunali PD (tranne la presidente del consiglio, Angela Campagna, rimasta ferma al suo posto) per obbedire ad un ordine di scuderia della segreteria e per generare una crisi di coscienza nella ex maggioranza comunale giunta ormai alla frutta. E nel meccanismo delle surroghe e delle sostituzioni dei dimissionari con altrettanti non eletti della lista, quando è toccato a Preti egli ha fatto il suo ingresso in aula, ha giurato, ha esposto la sua dichiarazione e si è dimesso. Punto.

Partiamo da qui. Spiegaci il perché delle tue dimissioni.
L’ho fatto per coerenza verso chi mi ha votato all’interno del Pd, perché se fossi rimasto in consiglio avrei dovuto dichiararmi indipendente e sedere fra i banchi dell’opposizione, poiché sono da tempo critico con l’amministrazione appena chiusa e non ho condiviso alcun atto del Pd in consiglio comunale. La mia dichiarazione di indipendenza sarebbe stata però un cambio di casacca, l’ennesimo atto di trasformismo di cui i cittadini giustamente diffidano. Ho quindi deciso di agire diversamente, di non avvantaggiarmi di un’elezione avuta all’interno del Pd per far entrare i “Coraggiosi Termitani” in consiglio. Il gruppo dei
“Coraggiosi” sarà presente in consiglio e nella giunta comunale, ma senza scorciatoie, quando avrà ottenuto la fiducia degli elettori alle prossime elezioni.
Detta così la tua sembra però l’immagine di un santino. Oppure c’era qualcosa da farti perdonare?
No, nulla, perché la mia storia politica è abbastanza chiara e lineare. Era solo necessario lasciare agli atti del consiglio una dichiarazione che spiegasse le mie posizioni, perché la semplice rinuncia sarebbe stata incomprensibile, non rispettosa verso i miei elettori ed è la scelta di chi ha incompatibilità soggettive. Non è il mio caso.
Ti aspettavi la dura reazione alle tue dimissioni da parte del M5S?
Ho molto rispetto per l’ondata di aria nuova che i 5 stelle hanno introdotto in politica e per gli elettori che li guardano con favore; tuttavia non mi piacciono la loro chiusura al dialogo e la denigrazione dell’avversario, entrambi atteggiamenti che non aiutano a risolvere i problemi. Quanto alla tanto sbandierata onestà, come siciliano ho imparato a diffidare di chi ieri sventolava il vessillo della legalità e
concedeva patenti ed oggi, egualmente, diffido di chi agita il vessillo e rilascia patenti di onestà.
Addio del sindaco, addio a catena dei consiglieri comunali Pd. Che ne è adesso di questo partito a Termini? Non mi sembra che sia messo bene… 
Il Pd paga l’abbraccio mortale con Burrafato. Per favorire la sua ascesa alla poltrona di sindaco ha rinunciato al proprio simbolo nel 2009 e alle primarie nel 2014. Tutti i tentativi di rifondare il Pd a Termini sono pure falliti. Insieme ad altri dirigenti del partito ho creduto e ho dato più di un semplice contributo per portare avanti il progetto di rinnovamento avviato con la segreteria di Angelo Cascino, ma ogni tentativo
è naufragato. Faccio un esempio. Nel direttivo, su mandato assembleare, si era deciso di aprire la crisi già nel luglio 2015; si era anche deciso di uscire dalla maggioranza nel dicembre 2015, ma niente. Tutto è rimasto lettera morta. Da qui discendono le mie dimissioni anche dal coordinamento locale del Pd.
Quindi un Pd allo sbando. Per questo fondate i “Coraggiosi termitani”?
I “Coraggiosi” nascono a Termini ispirandosi al gesto di Fabrizio Ferrandelli di abbandonare il seggio all’Ars senza contropartita alcuna. Le sue dimissioni hanno ispirato molte persone, facendole riavvicinare alla politica dopo le tante delusioni, convincendole che ci può essere una politica diversa. Analogamente i “Coraggiosi Termitani” puntano al buon governo della città e non certo ad accordi di potere. Siamo
stati gli unici, insieme ai consiglieri di minoranza, ad attaccare a viso aperto e senza paura le inefficienze dell’amministrazione appena chiusa, mentre tutte le altre forze sono rimaste silenti fino alle dimissioni del sindaco e anche oltre. Comunque basta parlare del passato. E’ arrivato il momento di guardare al futuro.
Ecco, a questo proposito, cosa vedi nel futuro della nostra città?
La visione che abbiamo di Termini è di renderla attraente, un luogo in cui sia possibile decidere di crescere e lavorare, un luogo di cui andare orgogliosi per il presente e non solo per il suo passato. Per rendere Termini Imerese “attraente” non possiamo prescindere dal seguire due direttrici: creare nuove opportunità di lavoro, sia autonomo che dipendente, e migliorare la qualità della vita, oggi decisamente compromessa. Mi preme dire che le soluzioni sono da ricercare insieme in maniera plurale, perché nessuno ha il monopolio dell’intelligenza per risolvere la complessità dei problemi della città. La sfida è allora ripensare e ridefinire il ruolo strategico di Termini Imerese. Per fare questo sappiamo che è necessario dialogare con i cittadini nei quartieri, col volontariato, con i sindacati, con le associazioni di categoria e con le forze politiche sane, interessate al rilancio di Termini. Dobbiamo ripartire dal piano strategico territoriale e recuperare il dialogo colpevolmente mai iniziato con la Città metropolitana di Palermo, che eleggerà il suo sindaco nella stessa tornata elettorale del nostro, fiduciosi che la scelta dei palermitani ricadrà su Fabrizio Ferrandelli.
Questo dialogo interesserà anche il Pd?
Il dialogo è aperto a tutti, anche al Pd, che se saprà ascoltare la propria base riuscirà a superare le contraddizioni interne in netta discontinuità col passato. In verità, le contraddizioni in questi anni hanno interessato trasversalmente tutte le forze politiche, anche di centrodestra. Un motivo in più per volgere lo sguardo al futuro, perché il passato è divisivo. Dobbiamo elaborare insieme un progetto credibile per
Termini Imerese col giusto equilibrio fra visione e concretezza.
E Pippo Preti che ruolo avrà all’interno di questo processo?
Le elezioni anticipate al 2017 regalano alla nostra città la straordinaria opportunità, forse l’ultima, di agganciare Termini Imerese al futuro. In questa direzione il mio impegno sarà massimo.