Ieri sera si sono rievocati in piazza i fatti accaduti ad Alimena il 12 settembre 1956 con gli interventi del Sindaco che ha fatto una panoramica degli eventi accaduti nel mondo in quell’anno con una certa forzatura storica nell’accostare eventi di grande portata mondiale a quelli del nostro paesino, in ritardo persino rispetto agli altri paesi della Sicilia nella lotta contro i latifondisti per lo scorporo delle terre.
L’intervento dell’Assessore è stato un ritratto della miseria di quei tempi anche ad Alimena e l’inizio di una formazione di presa di coscienza da parte delle masse contadine dei loro diritti, che in verità era nata in seguito a delle leggi, come la Gullo, che non ha citato, lasciandone il menzionamento agli oratori successivi. Il sindacalista ha, più che citato, esaltato l’importanza dei sindacati nella conquista successiva dei diritti dei lavoratori, guidandone le lotte o promuovendole, ma la gente sa che, insieme ai politici, i sindacati hanno portato alla rovina attuale dell’Italia, per cui non ha applaudito, come non ha applaudito l’encomio fatto dal Dott. Falzone per il suocero, encomio umanamente comprensibile, ma nella lotta dei contadini contro i feudatari ad Alimena, oltre al suocero, spiccò maggiormente la figura, allora carismatica, del Prof. Gangidino che, con la sua oratoria di persona colta, arringava e infiammava gli animi dei contadini, incitandoli all’occupazione delle terre; ed io ho assistito alle arringhe infuocate delle sue parole e fu allora che io divenni socialista e da allora che politicamente ho visto crollare, perché calpestati dalla Politica, anno dopo anno, i grandi ideali di una società giusta fondata sull’uguaglianza dei diritti.
Del prof. Gangidino, invece, il Dott. Falzone ha dato solo un cenno di uno come fra i tanti, non presentandolo come leader del movimento insieme al suocero, forse perchè non venuto a conoscenza del peso che ha avuto in quell’occasione il Prof. Quando il suocero delegò lui genero a trattare con le delegazioni degli altri partiti, questi non accettò la mia proposta, allora segretario io del PSI , di fare una lista di sinistra con noi socialisti (1985). Avremmo vinto le elezioni, ed invece mi ha costretto a formare una lista civica, però con una buona presenza di candidati socialisti e gli abbiamo strappato, comunque, l’opposizione prima sempre appannaggio del PCI.
Anche per quanto riguarda la vittoria del referendum pro divorzio non menzionato, citando solo la data delle votazioni nel 1974, l’ha attribuita al PCI, quando è stata allora frutto di un voto trasversale. Il PCI con il PSI da soli avremmo perso.
Di questi 4 oratori nessuno ha poi assistito a quegli eventi del 1956, perchè i più neanche nati, e quindi avrebbero potuto invitare a testimoniare tanti ora ultra ottantenni che hanno assistito e hanno vissuti quei fatti, non dico me allora quattordicenne che ho solo assistito all’arrivo di tutti quei contadini a cavallo di muli ed asini nei pressi del Largo Convento e poi si sono riuniti con i contadini lì provenienti da Bompietro e poi hanno dato l’assalto al Municipio dov’era rinchiuso il Sindaco l’ing. Di Prima, protetto dalle forze dell’ordine, che si sono asserragliati lì, sbarrando la porta, dopo che alcuni contadini, impediti ad entrare, avevano brandito la bandiera come una lancia e volevano conficcarla in testa ad un Carabiniere, ferendolo di striscio e disarmandolo del moschetto, che hanno spezzato e buttato dentro l’orto che era dietro il muro accanto alla porta. Dalla finestra sopra questo portone i Carabinieri hanno cominciato a lanciare lacrimogeni che giungendo a terra scoppiavano e divenivano dei fumogeni. La gente iniziò a fuggire precipitosamente ed una donna anziana che non nomino, bassa e grossa, con la tonica lunga fino ai piedi di Sant’Antonio, forse per una ” promisione” cadde, e, non riuscendo a rialzarsi, chiedeva aiuto gridando, ma nessuno la soccorreva, ognuno pensando ad allontarsi precipitosamente. Capito per le spiegazioni di qualcuno che si era trattato di fumogeni innocui, si ritornò alla carica più furenti di prima. Dalla sua casa dirimpetto al Convento seguiva l’evolversi dell’assedio il fratello del Sindaco, il Dott. Di Prima, il quale vedendo messo in brutte acque il fratello, decise di intervenire personalmente e far valere il proprio ascendente, in quanto era l’unico medico, e, quindi, anche medico condotto, in verità stimato e ben amato dal popolo. Si avviò verso il Convento e giunto che fu lì, promise che avrebbe ottenuto le dimissioni scritte del fratello da Sindaco. Fu aperta la porta, dopo rassicurazioni che sarebbero stati calmi, e salì insieme ad una delegazione degli scioperanti, che dopo una mezz’ora o più scese trionfante, agitando il foglio in mano con le dismissioni del Sindaco. Adesso disse il Dott. Di Prima dalla finestra “è giusto portarmi a casa mio fratello ” e rassicurato che non lo avrebbero toccato scese insieme a lui ed anche scortati dai Carabinieri. Poi avvennero il tradimento, il ritiro delle dimissioni, le denunce e gli arresti. I tempi, comunque, ad Alimena erano quelli ancora del feudalesimo del Medioevo. Quando fu fatto l’esproprio delle terre ai feudatari per concederle ai contadini, ai feudatari avevano dato il tempo di vendersi le migliori. Queste terre poi, concesse ai contadini, oltre che le peggiori, erano lontane dai loro paesi. Ai Contadini di Resuttano concessero le terre in territorio di Gangi, a quelli di Alimena nel territorio di Scacciaferro e Bordonaro Soprano, e cosi lontane e poco produttive per fargliele abbandonare. Solo per qualche anno furono coltivate e migliorate con una piccola vigna e qualche albero da frutto. Data la distanza, non potendo fare ogni giorno anche 6 ore a dorso di mulo fra andata e ritorno dal paese al podere, ognuno fu costretto a costruirsi nel lotto un ricovero, il cosiddetto “pagliaru “. I più presto quelle terre le lasciarono incolte ed emigrarono. Uno dei contadini che nella lotta contro i feudatari aveva creduto al grido di “TUTTI PER UNO E UNO PER TUTTI”, quando fu messo in carcere, nessuno dei contadini liberi si prestò a mietergli il grano. Comunque i Capi di quella rivolta, nelle persone del prof. Gangidino, Valenza e Carapezza, furono i soli a non essere arrestati, i pesci più piccoli sì. Grande Compagno di forti ideali socialisti è stato il compagno Biccica Damiano, autore della bella poesia ben declamata da Sonia e cantata da un cantastorie che la gente ha applaudito e per l’interpretazione e per gli alti contenuti e per onorare l’autore, grande compagno.
Il mio scritto è un modesto contributo alla verità.
Vincenzo Di Gangi