E adesso è la volta del nuovo lavoro, il cd-book, “Cunti di ventu”, di 12 canzoni, edito da Edizioni Arianna di Geraci Siculo. Dentro ci stanno anche poesia e immagini realizzate da Gandolfo Schimmenti e registrato presso lo studio “La Mansarda Recording” di Melchiorre Titone. «Un viaggio profondo alla scoperta delle proprie radici è il cuore di “Cunti di ventu” – precisa Di Gesaro –, tra il bisogno di andare e quello di tornare, rimanendo sempre ancorati al proprio tempo, senza mai rinunciare alla gioia e alla fatica di essere uomini ». E aggiunge: «È un omaggio totale alla nostra terra, sapori e atmosfere della Sicilia più interna ed eterna che viaggia tra passato e presente».
Cosa vuol dire cantare il/in dialetto?
«Siamo nati – precisa Di Gesaro – partendo dal dialetto, abbiamo sempre pensato che questo è il nostro punto di forza, ma è anche il modo più naturale e spontaneo attraverso il quale ci ritroviamo a comporre canzoni. Quando arriva l’ispirazione – continua Di Gesaro – arriva quasi sempre in dialetto; abbiamo in cantiere diverse canzoni in italiano che vorremmo un giorno fare conoscere, ma riteniamo che il dialetto sia una lingua che ci avvicina di più alla gente. Cantare “il” dialetto ma anche cantare “in” dialetto vuol dire parlare attraverso la stessa anima dei nostri vicini più prossimi, è un modo per riconoscersi ed appartenersi. Il dialetto accomuna persone diverse tra loro e le unisce attraverso gli stessi sentimenti, ed è quello che ci piace pensare quando scriviamo le nostre canzoni».
Le vostre sonorità acquisiscono un sapore diverso con la lingua siciliana?
«Il nostro dialetto ha una musicalità innata – continua, ancora, Di Gesaro – che altre lingue secondo noi dovrebbero invidiarci, un po’ come capita per le canzoni in inglese; sono dei particolari fonemi che legandosi alle note e alla musica creano una speciale combinazione che dà maggior forza ai sentimenti che vogliamo esprimere».
Come entrano le Madonie nei vostri lavori o, comunque, cosa vi hanno dato o in cosa vi hanno ispirato?
«Abbiamo la fortuna di vivere in uno dei posti più suggestivi al mondo: le Madonie». Di Gesaro lo sottolinea: «Terra ricca di storia, di cultura, di natura; ci trovi ancora il profumo e i sapori di una volta, puoi apprezzare la limpidezza di un’aria ancora pulita, puoi sentire il suono che fa il silenzio; puoi ascoltare echi di voci lontane tra i vicoli dei nostri paesini, sei immerso nella musica notturna di animali per alcuni solo immaginati e per te invece reali. Puoi persino alzare gli occhi e vedere il meraviglioso spettacolo della volta celeste e del cielo nero pieno di stelle. I motivi ispiratori che le Madonie offrono – aggiunge il cantautore isnellese – ogni giorno sono davvero infiniti, nelle nostre canzoni puoi trovare tutto questo e altro ancora, siamo noi a vivere dentro una canzone ogni giorno della nostra vita».
I Vorianova (“voria” è vento in isnellese), diventano ambasciatori madoniti della canzone d’autore dialettale siciliana: la terra d’origine, con tutte le sue sfumature, dentro al cuore e trasposta in musica. Una carriera, la loro, segnata dalla ricerca e dall’approfondimento di un linguaggio diverso, poetico, attraverso quel dialetto che è l’espressione più profonda delle loro radici, accarezzate «da un vento che viene e che va, portando via i giorni vissuti» come amano sempre ricordare. “Cunti di ventu”, è un cofanetto di qualità, non di nicchia. Di spessore, piuttosto, che canta la terra che ci sta sotto i piedi, avvolta da sentimenti, emozioni e drammi. Un lavoro che non scorda le “Utopie”, «come l’Ulisse attaccato all’albero maestro della nave per non farsi tentare dai ladri di coscienza e d’identità» precisa Di Gesaro. E la musica pop, popolare come le radici che l’hanno fatta esplodere, richiamando a tratti, tra il pubblico, alcune sonorità dei Tiromancino o di Samuele Bersani, sottolinea che anche qui, nelle Madonie, da Isnello, in una rete di sonorità mediterranee, esce fuori musica d’autore.
Cantautori e artisti delle note, i Vorianova pensano a “Dumani”, altro titolo del cd-book, «aprendo lo stesso le nostre braccia», nonostante tutto, «e andare, pensando che sia un buon domani per tutti». La voce dei Vorianova si rivela ancora un paroliere nel mare di arrangiamenti doc curati da Alberto Maniaci. Al Myc, domenica scorsa, i Vorianova, accompagnati dal quartetto d’archi composto da Mariangela e Gimmy Lampasona, Gaetano Martorana, Giorgio Garofalo, hanno eseguito tutti i brani e il pubblico presente ha apprezzato. Risultato? Hanno messo su una colonna sonora che attende un film che l’adotti.