Gli agenti della Squadra Mobile hanno posto fine all’incubo vissuto da una giovane nigeriana, fuggita dalla miseria del suo paese e finita nelle mani di una spietata organizzazione criminale che ha tentato di costringerla a prostituirsi, minacciandola con riti “woodoo” e segregandola in una stanza per più di 48 ore.
Durante la sua prigionia la donna, attraverso un dispositivo cellulare, è riuscita a contattare l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che a sua volta si è messa immediatamente in contatto con gli Uffici della Squadra Mobile di Palermo; i poliziotti, con un azione coordinata con la questura di Trapani, sono riusciti ad individuare il luogo di prigionia della ragazza, alla periferia di Castelvetrano; in forza hanno fatto irruzione nell’appartamento, traendola in salvo e fermando i tre aguzzini, due donne ed un uomo. La vittima, una volta soccorsa, ha raccontato agli agenti i particolari della sua odissea per raggiungere il nostro paese, iniziata circa tre mesi fa e scandita da stenti, privazioni, viaggi estenuanti e minacce: spinta dal desiderio di una vita migliore per se e per il figlio la donna si era rivolta, nel suo paese, ad alcuni connazionali che le avevano presentato un uomo, il quale avrebbe provveduto ad organizzarle il viaggio per l’Italia. Da qui il calvario: per assicurarsi il prezzo del viaggio, di circa 30.000 €, l’uomo non avrebbe esitato a sottoporre la giovane donna, ad un inquietante rito “woodoo” terrorizzandola sulle nefaste conseguenze alle quali sarebbe andata incontro se non avesse corrisposto quanto pattuito. Successivamente la donna è stata trasportata in auto a Benin City ed affidata ad altri soggetti per proseguire il viaggio, di circa un mese, attraverso il deserto del Niger. Da qui ha raggiunto la Libia, per poi a bordo di un “barcone”, intraprendere un pericoloso viaggio in mare, approdando sulle coste siciliane, a “Pozzallo”, lo scorso 24 ottobre. Dopo lo sbarco la donna è stata accompagnata dalle autorità italiane presso una struttura di accoglienza di Padova. Poco dopo si è messa in contatto con i suoi referenti nigeriani in Italia, i quali hanno provveduto a farle raggiungere, attraverso diverse tappe, Castelvetrano, dove ad attenderla c’era Precius Matthew, figlia dell’uomo che nel suo paese l’aveva sottoposta al rito woodoo. Quest’ultima con la complicità della sorella Juliete e di Daniel Eguavon, odierni fermati, ha messo la donna davanti alla cruda realtà: per onorare il debito di 30.000 €, precedentemente contratto, si sarebbe dovuta prostituire. Al suo rifiuto, i tre sono passati alle vie di fatto, rinchiudendola in una stanza senza viveri per un giorno intero. Ma la giovane vittima, non si è persa d’animo: fortunatamente nascondeva addosso un telefono cellulare, miracolosamente sfuggito agli aguzzini, con cui è riuscita a chiedere aiuto all’OIM, la quale ha provveduto a metterla immediatamente in contatto con personale della Squadra Mobile di Palermo. A questo punto gli investigatori, attraverso sofisticati sistemi di localizzazione e sulla scorta della descrizione fornita al telefono dalla donna sul panorama che scorgeva dalla sua prigione, sono riusciti, con non poche difficoltà, ad individuare il suo luogo di segregazione ed a trarla in salvo, fermando gli aguzzini. All’interno dell’appartamento sono stati ritrovati quattro telefoni cellulari, alcune scatole di profilattici e cinque feticci di varie forme (un corno, un lucchetto, un oggetto di legno con materiale pilifero, una bustina contenente peli verosimilmente di pube e un osso di noce di cola) tutti utilizzati per i riti woodoo. La Polizia di Stato ha fermato per il reato di sequestro di persona e induzione alla prostituzione ai danni di una giovane connazionale, i tre nigeriani, Juliet Matthew 27enne, Precius Matthew 28enne, Daniel Eguavon 26enne.