Inizierà domani, 2 dicembre, il processo per gli eventi svoltosi quasi due anni fa a Palermo. A fare da sfondo ai fatti il centro commerciale La Torre, in zona Borgo Nuovo.
In questi giorni i numerosi clienti che già cominciano ad affollare il centro in vista delle feste natalizie commentano ancora i fatti accaduti nel gennaio del 2015. La ragazza insieme alla sua famiglia si costituirà parte civile e seguita dai legali, Marco Portera, Benedetto Zanghì e Giuseppe Marchì chiederà un maxi risarcimento. Cinquecento mila euro, secondo alcune fonti, sarebbero stati chiesti dal ragazzo, protagonista anche lui del video hard che a poche ore dell’accaduto aveva già fatto il giro dei canali social per essere rimosso dalla polizia postale in seguito alle denunce. Responsabili alcuni uomini della sicurezza che, secondo quanto riportato da Repubblica, avrebbero ripreso la scena direttamente dai monitor con i propri smartphone per poi diffonderla incautamente tramite WhatsApp e Facebook nella spasmodica ricerca di un like. I vigilantes, di cui dal video stesso, acquisito dagli inquirenti, emergerebbero nettamente le voci e alcuni nomi, durante il fatto, avrebbero tranquillamente continuato il loro lavoro. Tommaso Brunetti, responsabile del centro commerciale che all’epoca dei fatti aveva dichiarato che lo stesso era vittima dell’accaduto e che non sarebbe stato possibile controllare le azioni dei singoli, da domani siederà insieme a Vincenza Palazzolo (addetta antincendio) e Filippo Stuto sul banco degli imputati. Una mancanza di esercizio della deontologia professionale che potrebbe costare cara ai responsabili, rintracciati anche dalle indagini interne avviate all’indomani dei fatti dalla direzione del centro. Ad inchiodarli la presenza nei monitor, ripresi dagli smartphone, di data e ora. Un film nel film dunque che non dovrebbe lasciare spazio a dubbi. La logica del buon senso avrebbe dovuto portare, forse, ad avvisare i due adolescenti incauti, multandoli magari ma evitando di solcare in maniera così profondamente violenta la loro intimità. L’ultima parola spetterà comunque ai giudici, che da domani si troveranno a dover esaminare i fatti, sentendo i diretti interessati, che nel frattempo avranno imparato, ci si augura, a fare un uso più cauto della propria intimità.
Lorenzo Catalano