Recita natalizia: la piazza di Campofelice di Roccella invasa dai bambini della scuola primaria

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Oggi pomeriggio i bambini della scuola primaria di Campofelice di Roccella hanno lasciato le  classi ed hanno raggiunto la loro piazza per una “recita natalizia”.

Chi scrive, e gran parte dei lettori di questo articolo, appartengono ad una generazione che ha vissuto le recite natalizie legate, in tutto e per tutto, al tema della natività. Ognuno di noi conserva ricordi per avere interpretato uno dei tanti personaggi: San Giuseppe, Maria, i Re Magi, pastorelli, angeli e persino artigiani di mestieri che stentano a sopravvivere. Tutti questi ricordi legati alla nostra infanzia, ci annodano, ancora in maniera forte, non solo agli aspetti religiosi del Santo Natale ma anche ad un bagaglio di emozioni che ci hanno arricchito lì e allora, illuminando il nostro cammino ancora oggi nel qui ed ora. Siamo ancora legati ai presepi viventi e sono tante le comunità che, con tanta passione, fatica e sacrificio, danno vita alla Natività per rappresentarla a giovani e bambini ma sono gli adulti stessi a godere di tutto in prima persona.
Ma cosa è cambiato se ci fermiamo a riflettere un istante? E’ cambiato tutto, o forse niente; difficile a dirsi! La difficoltà nel capire sta forse nel fatto che il cambiamento è in atto non si è ancora concluso, o semplicemente è nel continuo divenire delle cose.
Proviamo quindi ad osservare alcuni aspetti. Non è stata naturalmente la recita natalizia tradizionale con cui siamo cresciuti ma un insieme di canti e balli la cui performance è stata  sviluppata classe dopo classe; ci sono stati diversi momenti legati alla Natività compreso un viaggio nella rappresentazione della Natività nell’arte; ma l’introduzione della coordinatrice Anna Laurà è stato il punto più significativo: “…non sarà una recita di Natale ma un viaggio nel valore dell’amore che possa abbracciare tutte le religioni…”.
A Campofelice di Roccella sono presenti diverse comunità religiose le cui persone sono totalmente integrate in un unico spirito comunitario; di sicuro non sente pressioni negative da  parte di altre religioni come accade in alcune realtà italiane ma percepisce il valore dello spirito del Natale che va oltre la religione cristiana e si fa contenitore di tutte le cose belle dell’uomo.
Ecco quindi che i genitori non sono più semplici spettatori; hanno contribuito lavorando dietro le quinte, hanno dato supporto logistico ed alcune mamme si sono messe in gioco  partecipando attivamente sino a ballare di fronte ai loro figli,  insieme alle maestre, come un’unica squadra. Così come nessun genitore è rimasto escluso dalla preparazione del mercatino natalizio giunto alla sedicesima edizione con una raccolta di fondi che ha superato i 2000 euro destinati ad i terremotati di Amatrice.
Una recita natalizia realizzata da una scuola che non è più quella di una volta fatta di insegnanti, alunni, presidi, impiegati; oggi la scuola ha lavorato in rete con le famiglie che sono la prima agenzia educativa ma non esclusiva. La scuola dà istruzione ma anche educazione e soprattutto relazioni, che aprendosi all’esterno dell’istituto scolastico amplia il bagaglio emotivo e fa vivere ai bambini il senso dell’identità della propria comunità, fatta anche di quelle persone sedute ai margini dei tavolini dei bar che hanno goduto della vivacità dei bambini che hanno letteralmente invaso e conquistato la loro piazza. E questo bagaglio emotivo ha dato subito i suoi effetti anche nelle  parole degli adulti che hanno impugnato per pochi secondi il microfono alla fine della manifestazione: il sindaco Massimo Battaglia non ha parlato il “politichese” ed ha appena pronunciato due parole soprattutto per ricordare la recentissima scomparsa  e grave perdita del prof. Enzo Piazza la cui generosità è stata grande anche alla fine; il neopreside Fabio Pipitò ha detto poche parole emozionate, ed emozionanti, per sottolineare come i bambini fossero stati gli indiscussi protagonisti nella conquista del proprio spazio, della loro piazza; presenti anche l’assessore Michela Taravella e l’ex preside Giuseppe Simplicio che invitati al microfono hanno scelto di non parlare perché hanno voluto lasciare che i bambini restassero indiscussi protagonisti. La manifestazione si è conclusa con le parole della canzone di Marco Mengoni “Esseri Umani” mentre i bambini volteggiavano un’identica maschera ognuna con un colore diverso a simboleggiare che dietro ogni essere umano, qualunque sia la diversità percepita, si nasconde un’unica straordinaria essenza: l’umanità. Ecco quindi il senso delle parole dette nell’introduzione: la Natività non viene compressa, non gli viene ridotto spazio, semmai diventa trampolino di lancio per catalizzare emozioni e valori trasversali a qualsiasi religione mettendo al centro dell’universo l’uomo, o se preferite, i bambini.
Filippo Di Carlo