Martedì 31 Gennaio il Governo ha approvato un decreto per la depenalizzazione dei reati di corruzione.
La legge prevede il ritiro dell’accusa per tutti quei reati di abuso di potere e corruzione non superiore a 200.000 lei (40.000 euro). Il provvedimento, presentato come decreto d’urgenza, quindi non votato in Parlamento, secondo il primo ministro, Sorin Grindeanu, è dovuto all’esigenza di svuotare le carceri sovraffollate. Le opposizioni invece lo considerano un modo per scarcerare alcuni alleati politici condannati per corruzione.
Il primo febbraio 300 mila persone hanno manifestato a Bucarest, per chiedere le dimissioni del Governo. Numerosi gli scontri fra dimostranti e polizia antisommossa.
Il decreto “salva-corrotti” ha provocato dure critiche e preoccupazione anche da parte dell’Unione europea. Per l’Ue la lotta alla corruzione da parte del governo rumeno era uno dei punti a cui era legata la decisione di allargare lo spazio di libera circolazione.
Il motivo di questa grande protesta è stato inizialmente l’abrogazione di un decreto legge, discutibile, che avrebbe visto molti membri autorevoli del Governo scagionati del reato di corruzione. Un decreto legislativo firmato in un battibaleno a tarda notte. In un certo senso questo veloce sistema ci ha ricordato quello che si faceva nei tempi del comunismo, quando si andava a letto incensurati, per poi scoprirsi la mattina colpevoli di qualche reato sul quale avevano legiferato solo poche ore prima. E la notizia veniva data direttamente dalla Securitate che veniva a prelevare i malcapitati alle prime luci dell’alba.
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