Operai forestali, tra speranze e attese tradite

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Periodo di attesa e soprattutto di speranza per tanti forestali che cercano di riprendere la propria situazione e posizione lavorativa in un’articolazione di precarietà maggiore di quella che per tanti anni li ha visti soccombere alle decisioni di altri.

In questo periodo i lavoratori sono impegnati in convegni e processi di battaglie legali improntate verso un reclamo generale che va dalla posizione in classifica, al rimborso chilometrico, e a tante altri reclami all’interno di una riforma forestale che stenta a decollare e che certamente rimane il nodo alla gola di un sistema di cambiamento che fino ad oggi ha fatto cilecca seppur l’Assessore Cracolici abbia tentato di portare avanti interpellando posticipatamente i sindacati e mettendoli di fronte all’evidenza dei fatti compiuti.
Forestali intrappolati nella lentezza burocratica e nell’immobilità degli stessi con un’indifferenza e nello stesso tempo d’inoperosità tale da sfiduciare chi vorrebbe reagire a lottare e portare avanti giustamente la battaglia per il proprio posto di lavoro. A oggi solo parole e promesse dalla classe politica regionale che intende cambiare a data da destinarsi, e che arriverà a tempi tali da ricattare i lavoratori durante la prossima campagna regionale, tenendoli ancor di più al guinzaglio e promettendo quello che poi non si può mantenere per mancanze di progetti e non di fondi, poiché fortunatamente ancora la Comunità Europea crede in un qualcosa di costruttivo ad attuativo, soprattutto in progetti di dissesto idrogeologico, canale forte da poter sfruttare con la manodopera forestale. Mancanza non di luminari all’interno delle Ragione, ma di gente che deve solo svolgere un lavoro per cui è pagato e lavoro invece che non sa mettere in campo, anche perché tante sedie sono coperte da incompetenti e inabili a sviluppare un progetto semplice e conciso.
L’operaio cerca da sempre quell’identità perduta e quella serenità che lo porti a lavorare serenamente in una situazione reale e non di critica collettiva, rimarcando continuamente le intenzioni di mettere in campo una produttività che manca con un’autostima che si è affievolita durante tutti questi anni. Chiodo fisso di una politica che ha lasciato sempre a desiderare e non ha trovato i giusti interpreti in quei ruoli chiave e sostanzialmente giusti per proseguire per un progetto comune che li liberi da occhi indiscreti dei media e di chi vede le colpe nell’operaio che si abbandona in compiti che non gli competono.
Antonio David