Abbiamo rinnovato la veste grafica di Esperonews per adattarlo ai veloci mutamenti del giornale online. Un nuovo template, come lo definiscono gli addetti ai lavori, darà una maggiore visibilità alle notizie, renderà possibile l’organizzazione delle varie informazioni, dando una priorità alle stesse. Separando ancora di più, e in maniera netta, i fatti dalle opinioni.
Non è solo una questione grafica. Dietro c’è una scelta ben precisa di linea editoriale.
Per chi è cresciuto con l’idea che il giornale cartaceo fosse un insostituibile riferimento nel panorama informativo, nonostante la presenza di strumenti televisivi e radiofonici, le notizie fornite attraverso il web erano totalmente altro. Ma nessuno immaginava una crescita così veloce della rete, capace di soppiantare in maniera inaspettata altri sistemi informativi e metterli seriamente in crisi. Tutti gli analisti avevano previsto un calo del cartaceo che avrebbe raggiunto il suo punto di equilibrio nel dimezzamento delle copie vendute. Non è andata cosi. Il giornale online è cresciuto molto più velocemente, così come è diminuito drasticamente e in maniera repentina il ruolo dei giornali distribuiti nelle edicole o inviati tramite abbonamento.
Tutto ciò non piace a molti e disegna un futuro incerto e per tanti versi oscuro, ma è indubbiamente il nostro presente. E dopo la prima fase pionieristica e confusa il settore dell’informazione sul web inizia ad avere una connotazione più precisa e ricercare un suo equilibrio.
Anche noi siamo stati costretti con Esperonews ad imparare velocemente a costruire un giornale online. Uno strumento che ha tempi e ritmi totalmente diversi rispetto a una rivista cartacea, dalla capacità di diffusione incredibile e una potenzialità di lettori teoricamente infinita. In pochi anni abbiamo avuto una eccezionale e costante crescita di attenzione e soprattutto di lettori.
Per un giornale legato a un determinato territorio sono numeri completamente impensabili rispetto ad un mezzo di informazione tradizionale. Si è dovuto prendere atto che è stato scompaginato il modo classico di fare giornalismo: la notizia diventa immediatamente consumabile e lascia poco spazio alle riflessioni che non siano epidermiche e spesso superficiali. In questo senso vogliamo recuperare, con la nova impaginazione, il valore del commento dei fatti e riportare le opinioni di chi ha anche prospettive diverse.
Consapevoli di vivere in una realtà totalmente interconnessa che interagisce continuamente con il nostro vivere quotidiano, un quotidiano che vive sul web non può restare compresso all’interno di confini territoriali ben precisi, ha l’esigenza di ampliare il proprio orizzonte, anche se legato a un territorio ha necessità di aprirsi al “mondo”, se non di analizzarlo, quantomeno di presentarlo.
Dal generale al particolare. In un momento storico in cui una malintesa globalizzazione appiattisce tutto, inaspettatamente nascono reazioni dal basso. Si riscoprono identità e territori, tradizioni e memorie: e questi restano per noi racconti irrinunciabili.
Nonostante l’egoismo imperante c’è un mondo “non pubblico” che esprime ancora valori, che coltiva il senso della solidarietà e dell’accoglienza. Ultimi brandelli di un “umanesimo” in questo momento minoritario. E come giornale vogliamo contribuire a farlo conoscere e valorizzarlo.
Ma indubbiamente è la politica, ormai da decenni, a non essere all’altezza della situazione. Una classe dirigente “vecchia” (e spesso non per questioni anagrafiche) impermeabile ai mutamenti, nella sua maggior parte corrotta o corruttibile. E nonostante inchieste e condanne di tanti, la casta della politica sembra un’Idra immortale a cui anche se viene tagliata una testa ne ricrescono altre due. La legalità resta una delle più gravi emergenze.
Riteniamo ormai quasi inutile sottolineare che non sarà mai semplicemente pensabile nessun cambiamento se gli interessi personali verranno prima di quelli collettivi, i pubblichi incarichi merce di scambio per acquisire consensi e i pacchetti di voti continueranno a contare più della competenza. Da ultimo una diffusa mediocrità che sembra diventata il comune denominatore di politici mestieranti e politicanti in erba.
In un momento di crisi difficile e profonda come quella attuale in cui sarebbe necessario mettere in campo le migliori intelligenze che una comunità possiede, al ponte di comando siedono invece incapaci e mediocri servitori, molto spesso collocati lì da “Mandarini” discussi e discutibili. Sulle conseguenze che questo determina non c’è bisogno di aggiungere nulla: basta dare uno sguardo al degrado materiale e morale delle città e del territorio.
Lo stesso irrompere nell’agone politico di una forza giovane, che ha raggiunto ormai la maggioranza, seppur relativa del paese, e si prepara a guidare molte amministrazioni locali, con un suo rigore morale, il che ne dicano strumentalmente alcuni, e un programma semplice che coincide ormai con le attese minime della maggior parte dei cittadini, ha nella su stessa natura dei germi negativi. Il grande difetto di tutti gli integralismi: di essere loro e solo loro gli unti dal Signore, portatori di nuovi valori e di istanze di cambiamento. Purtroppo la storia ci insegna che tutto ciò ha sempre avuto conclusioni nefaste. Non riuscire ad interagire con quella parte migliore della società è forse la loro più grande sconfitta. Perché come insegnava Martin Luter king: “un paese non si cambia mai da soli”.
In un momento segnato dalla fine di grandi speranze e dall’incupirsi di storici ideali è sempre difficile muoversi e trovare punti di riferimento. Un giornale, che vuole definirsi tale ha però un compito irrinunciabile: informare con la massima obiettività possibile, denunciare gli abusi, far emergere il meglio che nel territorio esiste. E in questo senso ci piace richiamare l’editoriale del primo numero di “Prospettive siciliane”, fondato dal giornalista termitano Cosimo Cristina ucciso dalla mafia il 5 maggio del 1960: “Con spirito di assoluta obiettività, in piena indipendenza da partiti e uomini politici, ci proponiamo di trattare e discutere tutti i problemi interessanti dell’Isola, avendo come nostro motto: senza peli sulla lingua”. Riflessioni,nonostante siano trascorsi circa sessant’anni, che restano tragicamente reali.
Ed è una delle cose di cui siamo orgogliosi. Questo giornale non ha mai avuto ne padroni ne padrini. Esperonews nasce per passione civile e al primo punto della nostra scala di valori c’è stata sempre la libertà e l’indipendenza.
Ma abbiamo anche grandi obiettivi: con le radici in questo comprensorio puntiamo ad avere un ruolo nel vasto panorama informativo dell’isola.
Vogliamo ampliare il contesto comunicativo continuando, nonostante le tante difficoltà, a raccontare il territorio con il medesimo entusiasmo e con lo stesso rigore morale che ha contraddistinto la nascita di Espero.
Siamo perfettamente coscienti che un giornale non può rappresentare una speranza di cambiamento, ma sicuramente può contribuire a tenere accesa una piccola fiammella. Far si che il sogno di un futuro diverso non svanisca completamente, soffocato soprattutto da politici incompetenti e amministratori incapaci. Ed è quello che ci proponiamo di fare.