Il miglioramento di venti posizioni in un anno motivato in modo sommario e con dati di fatto errati. Usato un metodo non scientifico. I dubbi di Ossigeno
Ossigeno considera sbagliato, per varie ragioni, il 52mo posto in classifica che il Rapporto sulla libertà di stampa 2016 di Reporters Sans Frontieres ha assegnato all’Italia. Il Rapporto segnala un miglioramento della situazione italiana che non ci risulta e sulla base del quale l’Italia guadagna ben venti posizioni, rimanendo però dietro a numerosi paesi europei con problemi analoghi se non più gravi. È sorprendente e inspiegabile che RSF dia simili giudizi sulla libertà di stampa in Italia e lo faccia citando dati di fatto errati: attribuendo all’Italia le assoluzioni per il caso Vatileaks 2, dicendo che i giornalisti sotto scorta sono sei e non almeno tre volte di più (come hanno ricordato subito quattro di loro), dando per approvata una norma bavaglio che per fortuna invece è stata cestinata. Il paragone con la Spagna, classificata al 29mo posto, da solo mostra l’incongruenza di questa graduatoria e del metodo di rilevazione.
Nella classifica di RSF l’Italia risulta al 52mo posto nella graduatoria dei 180 paesi esaminati. Nella stessa graduatoria la Spagna, il paese in cui la Ley Mordaza ha avuto un enorme effetto limitativo della libertà di informazione, risulta al 29mo posto con un miglioramento di cinque posizioni in un anno. Inoltre la Germania è al 16mo posto (stazionario), la Francia al 39mo posto (più 6 posizioni), il Regno Unito al 40mo posto (-2). Come negli altri anni, la posizione assegnata a ciascuno è motivata sommariamente in base a un processo non verificabile.
Su cosa si basano queste classifiche? Per ciascun paese RSF raccoglie informazioni attraverso schede sottoposte a un campione di intervistati di cui non è nota la consistenza né la composizione. Le informazioni vengono poi elaborate da RSF in modo discrezionale per ricavare un punteggio per ogni singolo paese. In base a esso si stabilisce che un paese è più libero di un altro. Il risultato spesso fa a pugni con la realtà.
Da anni, Ossigeno per l’Informazione tenta di dialogare con RSF per convincere questa rispettabile organizzazione a innovare questo metodo. Basterebbe sostituire alla raccolta di opinioni una raccolta sistematica di dati concreti effettivi e verificabili, come fa Ossigeno per l’Informazione in Italia, e poi confrontare i risultati con un metodo di valutazione trasparente. Finora questi tentativi sono stati vani. Di conseguenza quest’anno i responsabili di Ossigeno, per loro scelta, non hanno partecipato al sondaggio delle opinioni di RSF.
Sondaggio è la parola chiave per comprendere i limiti del metodo usato da RSF: perché in sostanza la graduatoria di RSF consiste in un sondaggio di opinioni, peraltro eseguito senza rendere noti quei dati sul campione e sul metodo che sono essenziali per giudicare l’attendibilità di una rilevazione. La graduatoria di RSF ha tutti i limiti di credibilità di un sondaggio eseguito in questo modo. Inoltre ha il limite di veridicità che hanno tutte le rilevazioni che sostituiscono i dati di fatto con le opinioni su ciò che avviene: di solito in questo modo non si riesce a rappresentare un fenomeno ma la percezione soggettiva di quel fenomeno, che è un dato utile ma non descrive la realtà effettiva. Volerlo assimilare alla realtà può produrre rappresentazioni imperfette, approssimative e spesso del tutto erronee.
Questo modo di procedere può avere un senso e qualche giustificazione quando si deve valutare il grado di libertà di stampa che c’è in quei paesi autoritari in cui la censura impedisce la raccolta di dati di fatto e la possibilità di esprimersi apertamente. Ma non ha senso né giustificazione nei paesi come l’Italia in cui i dati possono essere ricercati, acquisiti e verificati.
Ma veniamo all’ultimo Rapporto sull’Italia. RSF segnala un vistosissimo miglioramento della libertà di stampa avvenuto nel corso dell’ultimo anno e lo motiva con una esposizione di fatti che contiene vistosi errori di fatto. Ad esempio Reporters Sans Frontieres attribuisce all’Italia e non alla Città del Vaticano, che è un’entità statale autonoma, il merito di avere assolto i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Ganluigi Nuzzi processati e prosciolti per il caso Watileaks. Dice che i giornalisti sotto scorta sono sei e non almeno tre volte di più, come sono stati elencati da Ossigeno. Dice genericamente che ci sono dei giornalisti minacciati e indica come unico fatto allarmante che alcuni giornalisti siano stati denigrati da Beppe Grillo e dal Movimento Cinque Stelle, ma non fa alcun cenno ai 412 giornalisti minacciati, intimiditi, aggrediti, querelati pretestuosamente che Ossigeno ha elencato uno per uno. Né fa cenno al fatto che ben 5125 querele infondate per diffamazione siano state archiviate durante la fase istruttoria, come reso noto da Ossigeno in base a informazioni del Ministero della Giustizia. Cita poi in modo generico, come se fosse stata approvata “una nuova legge” in base alla quale sarebbe punibile in modo aggravato, portando la pena da sei a nove anni di prigione, chi diffama politici, giudici, funzionari pubblici. Facciamo notare che questa è una grave svista: questa legge è stata discussa ma questa proposta è stata ritirata e non stata mai approvata, checché ne dicano le persone intervistate da RSF.
Cari amici di RSF, cercate di capire che per sapere come vanno le cose non basta chiederlo a qualcuno. Bisogna rimboccarsi le maniche, cercare le informazioni una per una e verificarle con cura e competenza. Altrimenti si diffondono false notizie, fake news, si rendono poco credibili gli allarmi che vengono lanciati per denunciare la riduzione della libertà di stampa e si rende ancora più faticoso il lavoro di organizzazioni come Ossigeno, che in Italia fa una grande fatica per raccontare con dati di fatto incontrovertibili che le cose vanno veramente male e purtroppo non c’è ancora nessun segnale di miglioramento. Se questi sono gli unici risultati che si ottengono con il vostro metodo, cosa aspettate a modificarlo?