Mentre le serate dei primi giorni del mese di giugno venivano infuocate dai comizi elettorali per le amministrative, le giornate, invece, venivano allietate dalle recite di fine anno che ogni classe delle scuole materne e primarie realizzavano mettendo in scena le più svariate tematiche.
La recita scolastica non è solamente un importante performance finale del bambino che incontra i volti felici di genitori, nonni, fratelli, cugini, amici, e non vogliamo neanche sminuire l’importante e preziosa occasione in cui le scuole si aprono alle proprie comunità; lungi da noi anche il solo pensiero di sminuire l’importante ruolo che le recite svolgono per quanto riguarda l’aspetto didattico in quanto rappresentano una straordinaria strategia per l’apprendimento “nel fare” di contenuti importanti che risulterebbero più difficili da trasmettere con altri metodi; ma se vogliamo trovare nelle recite scolastiche l’elemento più importante, il valore aggiunto che le rende, forse, l’occasione d’apprendimento più significativa dell’intero percorso scolastico, dobbiamo scomodare necessariamente la psicologia.
L’individuo vive l’intera esistenza basata sulla relazione e nell’intero percorso scolastico italiano la valutazione del rendimento passa essenzialmente attraverso la diade relazionale insegnante-alunno: se l’alunno è in grado di comunicare il proprio individualistico livello d’apprendimento all’insegnante scatta il buon voto.
Nel mondo del lavoro difficilmente la propria prestazione lavorativa si basa su una prestazione individualistica, di norma, si lavora in gruppo e la prestazione lavorativa risente enormemente della capacità relazionale che si realizza. Ecco perché le recite scolastiche rappresentano un’occasione preziosissima d’apprendimento attraverso le relazioni che si sviluppano soprattutto durante le prove. I bambini imparano che per realizzare un evento occorre il contributo di tutti, che ognuno svolge un proprio ruolo, e che uniti si raggiunge un obiettivo comune; a volte i ruoli sono ben distribuiti, a volte no, ma si impara che non sempre si può essere considerati in base alle proprie capacità; si comprende che qualche compagnetto sa fare qualcosa meglio, ma se c’è impegno non si finisce messi da parte e si fa qualcosa che serve al risultato finale; il contributo del singolo trova valore nel gruppo, ma nello stesso gruppo si perde, perché è la performance del gruppo che trova, attraverso la relazione, una nuova espressione, una nuova identità.
Tra le tante recite di quest’anno, ognuna con il proprio tema, raccontiamo quella delle quarte classi della Scuola Primaria di Campofelice di Roccella dell’Istituto Comprensivo C.G.Cinà.
L’argomento è molto caro al mondo scolastico: l’inclusione sociale. In realtà un argomento molto complesso e difficile da realizzare che sintetizzandolo al massimo possiamo definire come quel processo che pone una comunità nelle condizioni di non escludere nessuno; qualunque sia la differenza tra gli individui ha poca importanza perché il concetto di società inclusiva supera l’idea stessa di abilità/disabilità, la parola “normalità” svanisce come neve al sole.
Per affrontare l’argomento, a Campofelice di Roccella, più di 70 bambini di 10 anni portano in scena una fiaba vera. Si, proprio così, una fiaba vera! Si tratta della storia vera di un’oca, di una coppia di fattori, di una volpe e di un veterinario.
Siamo in una fattoria toscana ed un’oca, nel difendere il suo gruppo di animali da fattoria dall’aggressione di una volpe, perde il becco superiore.
Essendo un animale pascolatore non riesce più a nutrirsi, ma i suoi due amici fattori, Alfredo e Gisella, non abbandonano le speranze e, fortunatamente, incontrano Alberto Briganti; un veterinario dalle straordinarie capacità che accoglie l’animale con grande sensibilità e forgiando un foglio di rame lo fissa come una protesi definitiva e, incredibilmente, l’animale riprende a nutrirsi autonomamente. Da questo momento in poi la vita dei protagonisti di questa storia vera si intreccia mescolando i confini tra la verità e la fantasia! Nasce infatti una fiaba vera per bambini che viene divulgata con un libro i cui profitti diventano il principale sostegno per una Fondazione no-profit dedita al soccorso e reinserimento della fauna selvatica ferita. Becco di Rame diventa protagonista persino con un carro allegorico al carnevale di Viareggio, ma soprattutto è presente, in diverse parti d’Italia, a numerosi eventi con bambini che su di lui possono meglio canalizzare emozioni e pensieri legati alle protesi e alle disabilità in genere. Nella fiaba Becco di Rame, proprio grazie alla sua protesi diventa un eroe ed incontra la compagna della sua vita Esmeralda che si innamora di lui anche grazie a quel becco di rame. Allora è possibile immaginare che gli ostacoli nella propria vita possono anche rappresentare delle opportunità per se stessi o per chi ci sta vicino.
L’unica nota negativa della recita è stata la delusione data ai bambini per non essere riusciti ad avere la presenza di Becco di Rame che quando viaggia, dovunque vada, viene accolto come un vip.
La sua mancanza a Campofelice di Roccella non è passata inosservata alla sensibilità del dr. Briganti che ha contattato telefonicamente un bambino, Savio, col quale si trattiene in una lunga telefonata ed al quale spedisce alcuni gadget tra cui qualcosa di veramente inaspettato: una penna di Becco di Rame. Savio, bambino dalle straordinarie risorse, il giorno della recita condivide con tutti i compagni la penna di Becco di Rame, quello stesso tipo di penna che per secoli ha consentito in Europa la scrittura e che, in questo caso, è appartenuta ad un animale così straordinario che ha fatto perdere i confini tra il reale e l’irreale, dove il passaggio dalla storia vera alla fiaba ne ha già fatto un mito.
Per un soffio non è stato possibile avere anche la presenza della professoressa Silvana Lino, docente di psicologia nel corso di laurea in pedagogia presso la Facoltà di Palermo che ha curato la prefazione del libro. L’assenza di Becco di Rame per le maestre ed i bambini non è comunque una storia del tutto archiviata dato che persino il Sindaco Massimo Battaglia e l’assessore all’Istruzione Michela Taravella si sono già messi a disposizione per contribuire affinchè Campofelice di Roccella possa “vantarsi”, in un prossimo futuro, di aver avuto tra i suoi ospiti d’eccellenza Becco di Rame.
Nelli Minneci