E’ morto a Roma, all’età di 84 anni, il giurista Stefano Rodotà, una vita da protagonista nella vita pubblica.
Giurista, politico, “voce critica” della sinistra, Rodotà è stato radicale, poi indipendente di sinistra, movimentista senza partito, sempre a sinistra, ma soprattutto un uomo libero. Egli era nato a Cosenza nel 1933. La politica, insieme al diritto, divenne la sua passione. Prima dei quarant’anni è già ordinario di diritto civile all’università La Sapienza di Roma e dopo insegna a Oxford, in Francia, in Germania, negli Stati Uniti, in un intreccio continuo tra l’impegno accademico e quello quello politico. Milita infatti tra le file dei Radicali, l’unico partito al quale è stato iscritto, e nel 1979 entra in parlamento come indipendente di sinistra, eletto nelle file del Pci. Vi rimarrà fino al 1993, quando si dimetterà dopo essere stato eletto vicepresidente della Camera. Nel 1997 diventa Garante della privacy. I temi su cui interviene sempre più spesso sono i diritti individuali e sociali, la laicità dello Stato, i valori della Costituzione, la bioetica, la libertà di stampa, sui quali scrive vari volumi. Pungola la sinistra ogni volta che può.