I Carabinieri hanno dato esecuzione al decreto di confisca di beni, emesso dal Tribunale di Palermo a imprenditore edile.
Si tratta di Giuseppe Caramazza, già fidato collaboratore e fiduciario del vertice della famiglia mafiosa di Monreale. La misura di prevenzione trae origine dalle attività svolte dal Nucleo Investigativo di Monreale, che hanno portato alla cattura dell’allora latitante Giuseppe Balsano, avvenuta il 21 maggio 2002, capo della locale famiglia mafiosa, nonchè alla disarticolazione della consorteria con l’arresto di numerosi affiliati, favoreggiatori e prestanome. Nel corso delle indagini era stato documentato il legame tra Giuseppe Caramazza e Giuseppe Balsano, che a lui aveva affidato il ruolo di investire gli ingenti capitali illeciti frutto della capillare attività di estorsione e di imposizione di lavori alle numerose imprese colluse o controllate dalla famiglia monrealese, nonché di gestire i beni e le società nel tempo acquisite al patrimonio del citato sodalizio.
Alle dipendenze del citato boss, deceduto il 18 luglio 2005 presso la Casa Circondariale di Novara – ove era ristretto per scontare la pena dell’ergastolo in regime dell’art. 41 O.P. – Giuseppe Caramazza, fino a quel momento insospettabile insegnante del paese normanno, si era poi infatti rivelato abile investitore delle somme a disposizione della consorteria mafiosa, come sottolineato nella sentenza di condanna della Corte d’Appello di Palermo emessa il 17 ottobre 2011.
Le complesse indagini patrimoniali condotte dai Carabinieri del Gruppo di Monreale hanno consentito di accertare in capo al Giuseppe Caramazza la disponibilità di numerosi beni immobili e società, tra cui, in particolare:
3 appartamenti in Monreale;
2 fabbricati rurali in San Martino delle Scale, frazione di Monreale;
1 box in Monreale;
1 appartamento in Palermo;
numerosi terreni agricoli in Castellammare del Golfo (TP), Favara (AG) e Monreale;
7 società attive nel settore edile.
Il complesso di beni, già oggetto di sequestro nel 2005, con l’odierna esecuzione del provvedimento di definitiva confisca è divenuto parte del patrimonio dello Stato, per un valore stimato in circa 1,5 milioni di euro.