Era nell’aria da mesi e oggi è stata protocollata la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Angelo Di Gesaro da parte degli otto consiglieri del gruppo “Collesano cambia”, lo stesso che lo aveva sostenuto alle amministrative del 2015.
Una ormai ex maggioranza all’interno di un consiglio comunale frastagliato: oltre al gruppo degli otto distanziatisi dal sindaco all’indomani delle dimissioni in blocco della prima giunta nel febbraio 2016, presenti i consiglieri Michela Peri e Michele Testaiuti dichiaratisi indipendenti e fuori da “Collesano cambia”, pur rimanendo fermo il loro sostegno a Di Gesaro; quindi, la minoranza “Avanti per crescere” che sostenne l’allora uscente Giovanni Meli, divisa in due ulteriori gruppi: da un lato Maria Candida Cascio e Vincenzo Termotto e dall’altro i tre indipendenti Domenica Cilluffo, Daniele Carlino e Stefania Iacuzzi.
Il rapporto tra l’ex maggioranza e Di Gesaro, che intanto in questa sindacatura ha rimodulato la sua giunta per quattro volte, si era incrinato dopo soli otto mesi: una gestazione affatto semplice che ha determinato, da allora a oggi, una convivenza difficile, mentre sullo sfondo la comunità distribuiva in proporzioni differenti le responsabilità finendo col sentire il peso di veti incrociati e di un immobilismo politico generalizzato. Le giunte, intanto, susseguitesi l’una all’altra hanno segnato il passo – a loro dire – in termini diametralmente opposti alle accuse dei consiglieri, raggiungendo, per loro ammissione, più che un risultato.
Un gioco delle parti sfociato appunto in questa mozione. A firmarla, nello specifico, Mariarita Cirrito, Alessia Dispenza, Giuseppe Guttilla, Fabio Iachetta, Elsa Ingrao, Arianna Ippolito, Maria Domenica Misita e il presidente del consiglio Giuseppe Sapienza.
Motivazioni di natura politica da un lato e giuridico-amministrativa dall’altro alla base del documento che si conclude esortando tutti i consiglieri comunali ad approvarlo «guardando agli interessi generali e collettivi del nostro Comune e dei Collesanesi, scrivendo anticipatamente la parola fine a questa dannosa sindacatura».
Sotto il primo profilo, i firmatari lamentano una «palese incapacità di gestione» amministrativa da parte del sindaco Di Gesaro, l’assenza «di collegialità delle scelte», i frequenti contrasti tra amministrazione e consiglio comunale in merito, in particolare, alla «gestione del servizio di refezione scolastica» previsto «in house» ma «esternalizzato»; alla «gestione del progetto di efficientamento energetico della pubblica illuminazione e degli edifici pubblici» che ha segnato un solco tra l’amministrazione e i consiglieri con strascichi giunti anche in Procura; alla gestione del bando per la nomina del responsabile dell’Ufficio tecnico al centro di contrasti e pubblici comizi in occasione delle dimissioni della prima giunta che ne lamentava l’assenza di legittimità e cui Di Gesaro, dal canto suo, rispondeva con dichiarazioni alla stampa di segno opposto e che fecero scalpore («la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il mio rifiuto di portare la testa del capo dell’ufficio tecnico su un vassoio d’argento»). E, ancora, per i consiglieri firmatari la mozione di sfiducia, i contrasti tra esecutivo comunale e consiglio hanno riguardato anche «la gestione del bilancio di previsione 2017-2019 portato in Consiglio oltre i termini previsti dalle norme». Sotto il profilo politico, insomma, sfiduciare Di Gesaro «è senz’altro il male minore – scrivono gli otto consiglieri – rispetto alla prosecuzione di questa disastrosa esperienza sindacale».
Sotto l’aspetto giuridico-amministrativo, infine, i firmatari elencano, a loro dire, le «inadempienze programmatico-amministrative cui il Sindaco si è reso protagonista con il suo operato». In altri termini, il riferimento è al programma elettorale della coalizione disatteso da Di Gesaro a cominciare dai «costi della politica e alle indennità di carica». Si contesta il fatto che Di Gesaro non abbia tenuto fede alla promessa fatta in campagna elettorale di dimezzare le indennità, inizialmente ridotte e poi aumentate. Quindi, le contestazioni riguardano ancora la mancata applicazione del baratto amministrativo, il mancato rispetto dei termini per rispondere ad alcune interrogazioni, il mancato rispetto dei termini per l’approvazione dei bilanci previsionali 2016-18 e 2017-19; e, tra le altre, ancora la mancata istituzione dell’Università della Terza età, la mancata realizzazione di uno spazio permanente per l’allestimento di opere della ceramica collesanese, «la mancata istituzione della Giornata i Laureati dell’anno», del servizio civico, degli orti sociali, dell’albergo diffuso, la premiazione, nel settembre 2016, di due giovani imprenditori non collesanesi che altrettanto scalpore destò perché non ritenuto in linea con la valorizzazione del tessuto imprenditoriale locale. Altri punti: la mancata erogazione dei buoni libro per l’anno 2016-17 e il mancato aggiornamento del piano comunale di protezione civile.
Il sindaco, dal canto suo, al momento ha deciso di non rilasciare dichiarazioni.
Per approvare la mozione occorrerà il voto favorevole di almeno 12 dei 15 consiglieri che siedono al palazzo municipale. Adesso si aprirà una fase delicata e complicata, finalizzata a intercettare numeri, consensi, dissensi. Sarà messa in discussione nel prossimo consiglio comunale non prima di dieci giorni da oggi e, quindi, verosimilmente, nella prima decade di agosto.