La mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Angelo Di Gesaro, dopo aver occupato per mesi l’agenda politica locale, alla fine è stata votata da 13 consiglieri su 15. Ne occorrevano 12.
Presentata il 21 luglio scorso dagli otto componenti del gruppo “Collesano cambia”, l’ex maggioranza che aveva sostenuto proprio la candidatura di Di Gesaro alla carica di primo cittadino nel corso delle amministrative del 2015, la mozione è stata discussa e votata nella serata del 9 agosto. Agli otto voti dei consiglieri firmatari (Mariarita Cirrito, Alessia Dispenza, Giuseppe Guttilla, Fabio Iachetta, Elsa Ingrao, Arianna Ippolito, Maria Domenica Misita, Giuseppe Sapienza) si sono sommati i voti delle opposizioni (Daniele Carlino, Domenica Cilluffo e Stefania Iacuzzi del gruppo “Avanti per crescere” e i due staccatisi dallo stesso, Maria Candida Cascio e Vincenzo Termotto). Gli unici due voti contrari sono stati quelli dei consiglieri indipendenti Michela Peri e Michele Testaiuti inizialmente candidati all’interno del gruppo “Collesano cambia”.
L’ex maggioranza ha sostanzialmente ribadito le motivazioni di natura politica e giuridico-amministrativa poste a sostegno della mozione (articolo del 21 luglio pubblicato su questa testata), contestate dal sindaco e dai consiglieri Peri e Testaiuti. Motivazioni risibili e affatto gravi per questi ultimi, che richiamano i risultati raggiunti anche fuori del programma sottoscritto in campagna elettorale e la collegialità delle scelte mai messa in discussione. Motivazioni, al contrario, ritenute tutt’altro che risibili dalla compagine maggioritaria e che avrebbero invece dimostrato l’incapacità amministrativa di Di Gesaro, il quale, peraltro, avrebbe tradito il rapporto fiduciario che stava alla base dell’alleanza e non mantenuto gli impegni assunti e trasfusi nel programma della coalizione.
Dal canto loro, le opposizioni hanno aggiunto ulteriori motivazioni a giustificazione del loro voto favorevole, quali la cattiva gestione del bene confiscato alla mafia in contrada Garbinogara e la chiusura dello sportello antiracket e antiusura, pur precisando che la responsabilità di questo fallimento politico ad appena due anni dalla vittoria delle amministrative sarebbe da addurre non solo al sindaco ma anche alla stessa maggioranza che lo aveva sostenuto. Diverse e bipartisan, infine, le voci levatesi in ordine alla sconfitta generale che, con la votazione della sfiducia, avrebbe comunque investito l’intero consiglio comunale e l’intera comunità.
Adesso dovrà attendersi l’esito dell’impugnazione della mozione già annunciata dall’ex sindaco Di Gesaro.