Meno libri, meno lettori, ma più incassi per le case editrici.
E’ questa la sintesi di un rapporto sullo stato dell’editoria italiana del 2016, preparato curato dall’ufficio studi dell’Aie, l’Associazione italiana editori, e presentato alla Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte in corso in questi giorni. Il documento contiene una buona ed una cattiva notizia. La prima riguarda solo gli editori. Per essi è cresciuto il loro fatturato rispetto all’anno precedente, per un totale di 2,561 miliardi di euro (1,2 per cento in più rispetto al 2015), segno positivo dovuto però all’aumento del prezzo dei libri (i prezzi medi di copertina sono infatti saliti del 2,8 per cento) e non certo alle vendite, perché queste fanno parte della notizia cattiva. Nel 2016 si sono venduti meno libri rispetto al 2015. Le persone con più di sei anni che hanno detto di aver letto almeno un libro non scolastico nel 2016 sono diminuite del 3,1 per cento rispetto al 2015, per un totale del 40,5 per cento. Con questi dati l’Italia si piazza dietro la Spagna (qui i lettori sono il 62,2%), la Germania (68,7%), gli Stati Uniti (73%), il Canada (83%), la Francia (84%), la Norvegia (90%).