La Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare, sottoponendo a sequestro un patrimonio stimato in 150.000,00 euro.
Il patrimonio è costituito da un impresa operante nel settore del commercio al dettaglio di intimo e corredi, da una autovettura e da un motoveicolo, nei confronti di Giuseppe Di Fatta, classe 1970. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione che ha accolto la proposta avanzata dal Questore di Palermo. Di Fatta, per il quale è stata richiesta anche l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, è stato tratto in arresto nel 1989 per favoreggiamento personale nei confronti di tre pluripregiudicati resisi responsabili di una rapina perpetrata ai danni di un gioielliere a Ciminna e condannato nel 1997 per il reato di ricettazione e abusiva riproduzione di opere cinematografiche. Lo scorso 20 luglio, Di Fatta, oggi ancora detenuto, è stato tratto in arresto, insieme a numerosi altri soggetti, nell’ambito di una operazione di polizia condotta dalla Squadra Mobile di Palermo, per i delitti di associazione mafiosa ed estorsione. Più in particolare, il provvedimento ha riguardato il Di Fatta Giuseppe in quanto appartenente della famiglia mafiosa di Roccella, dedito alla realizzazione di attività illecite, in particolare nel settore delle estorsioni alle imprese ed esercizi commerciali della zona, volte a favorire la famiglia mafiosa di Brancaccio e realizzate con le tipiche modalità mafiose.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Francesco Paolo Valdese e Salvatore Sollima hanno confermato negli anni la caratura criminale ed il ruolo di primo piano del Di Fatta all’interno della famiglia mafiosa di Brancaccio. Un ruolo questo determinante capace di garantirgli la legittimazione a realizzare, in modo indisturbato e quindi con l’avallo pieno della famiglia mafiosa di appartenenza, sia reati violenti, che il controllo e la veicolazione addirittura del traffico e dello spaccio delle sostanze stupefacenti. Le indagini patrimoniali realizzate dai poliziotti dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo su Di Fatta Giuseppe e sul proprio nucleo familiare hanno permesso di appurare una dimensione reddituale irrisoria fortemente squilibrata rispetto agli acquisti ed investimenti effettuati dal soggetto investigato e dai suoi congiunti nellarco temporale tra il 2015 e il 2017. I redditi dichiarati di modesta entità, infatti, non sono apparsi idonei, né a garantire un adeguato sostentamento, né tantomeno a giustificare gli acquisti di veicoli e l’avviamento dellimpresa da parte della moglie.
Pertanto, il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo in toto le richieste del Questore di Palermo, ha emesso un provvedimento di sequestro di beni per un valore stimato di circa 150.000,00 euro.