Come Città metropolitana dovrebbe essere inclusiva e pensare a tutte le sue realtà, da Terrasini a Pollina, da Cefalù a Giuliana.
Invece ci si è dimenticati di una importante città come Termini Imerese. Ma che cosa è successo? Se navighiamo nel sito Internet del comune di Palermo, cercando alla voce “Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018” troviamo una bella foto della cupola del teatro Massimo, con sotto una interessante introduzione programmatica di quello che si vorrà fare per il grande progetto sulla città arabo-normanna nel 2018. Scorrendo le sue venti righe però non una sola volta è citata Termini Imerese. Si parla di Bagheria, che di arabo-normanno ha sicuramente poco o nulla, si cita Cefalù (ovviamente…), si menziona Castelbuono, non si capisce perché, ma neppure una parola è riservata a Termini, alla sua storia millenaria, che con gli arabi dovrebbe pure centrare qualcosa. Invece niente, come se ci fosse un ponte ideale, che crea un collegamento diretto tra Bagheria e Cefalù, “saltando” proprio Termini Imerese che sta lì in mezzo. Qualcuno potrebbe sospettare motivi politico-elettorali dietro la mossa pubblicitaria del sindaco Leoluca Orlando, per “colpa” dell’amministrazione di centrodestra di Termini, mentre i sindaci di Cefalù e Castelbuono sarebbero “amici” (Rosario Lapunzina e Mario Cicero, rispettivamente). Ma che c’entra Bagheria e la sua amministrazione grillina, non certo “amica” del nostro Leoluca? Qualcuno ci dovrebbe allora chiarire l’arcano mistero. Comunque, per i più “coraggiosi”, augurando che non gli venga un travaso di bile leggendo oltre, ecco il testo integrale, così come è stato pubblicato sul sito Internet del comune di Palermo:
L’adesione della Città Metropolitana alla candidatura di Palermo per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2018 amplia l’offerta culturale della manifestazione e ne amplifica la funzione di volano culturale ed economico. L’area coinvolta,
corrispondente alla ex Provincia di Palermo, è un generatore di ricchezza, di opportunità di lavoro e di crescita della produttività attraverso la sua capacità di attrarre popolazione, ed economie da agglomerazione offrendo al tempo stesso i vantaggi della specializzazione e quelli della diversità dovuti alle maggiori dotazioni di capitale (umano e fisico). La programmazione delle attività ad oggi definita si estende da Monreale a Castelbuono attraversando Palermo e i comuni della costa tra i quali Bagheria e Cefalù. E’ evidente il riferimento all’itinerario arabo – normanno (Monreale, Palermo, Cefalù) con una estensione a Castelbuono motivata da due elementi principali. Il primo il coinvolgimento dell’area madonita per le sue ricchezze naturalistiche, storiche e culturali. Il secondo per la connessione strategica già esistente con il Museo Civico di Castelbuono che si è distinto negli ultimi anni per la capacità di coniugare tradizioni e arte contemporanea e per la funzione di snodo culturale all’interno di un sistema a rete diffuso sul territorio. Non si poteva di contro tralasciare in una prospettiva metropolitana la ricchezza monumentale e culturale della Città di Bagheria. Il museo Guttuso, le ville nobiliari pubbliche e private, le tradizioni popolari e le produzioni dell’artigianato artistico, così come la dimensione letteraria e cinematografica. La realizzazione condivisa del progetto di candidatura sarà l’occasione per definire metodologie di gestione integrata di spazi e attività integrando il sistema dei 4 poli già definito a livello comunale con altri beni e servizi di pertinenza della Città Metropolitana. Il coinvolgimento della Città Metropolitana, consente inoltre di arricchire ulteriormente l’offerta di spazi culturali nella Città di Palermo e in particolare il Loggiato di San Bartolomeo e Palazzo Sant’Elia.
Possiamo ancora sperare che Termini Imerese venga inclusa meritatamente con Palermo capitale europea della cultura 2019, fuori dai giochi politici che non dovrebbero intaccare i valori storico-culturali dell’evento.
maria rosaria sinatra
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