Roma, Palermo, Torino, Cagliari e Bari.
Le cinque città sono state attraversate oggi da altrettanti cortei promossi dalla Cgil per dire no alla riforma delle pensioni proposta dal governo. Il sindacato torna in piazza da solo con cinque manifestazioni organizzate in altrettante città, per lanciare un segnale forte al governo dopo lo scontro al tavolo sulla previdenza, dove sono state criticate le proposte dell’esecutivo considerate “insufficienti”. Con questi cortei si è pure consumato lo strappo con le altre forze sindacali, che appaiono più possibiliste e “dialoganti”. Ma la rottura dell’unità sindacale non piace alla segretaria generale Cgil, Susanna Camusso, che auspica che si possa tornare a “ricostruire i fili” con Cisl e Uil, anche perché – ha ribadito – “divisi si è più deboli”. “Siamo in piazza perché non c’è l’attenzione che deve essere data al lavoro, perché il governo ha disatteso gli impegni che aveva preso con noi un anno fa sulla previdenza, perché bisogna dare una svolta anche sulla qualità del lavoro, perché bisogna pensare al futuro di questo Paese, in particolare ai giovani e alle donne, a cui continuano a non venir date risposte”, ha detto la segretaria generale del più grande sindacato italiano.